1.  

    Le profezie


    «Sogno o segno?» Con questo gioco di parole Bruno Cornacchiola definiva nel suo diario le premonizioni che continuò a ricevere per tutta la vita, a conferma della veridicità dell’apparizione del 1947 e della costante presenza di Maria al suo fianco. Il concilio Vaticano I ha infatti proclamato come verità di fede che «Dio ha voluto che agli interiori aiuti dello Spirito Santo si accompagnassero anche prove esteriori della sua rivelazione: cioè fatti divini e in primo luogo i miracoli e le profezie che, manifestando in modo chiarissimo l’onnipotenza e la scienza infinita di Dio, sono segni certissimi della divina rivelazione adatti a ogni intelligenza».

     

    Bruno Cornacchiola non ha vissuto serenamente tutto ciò. Poiché la conoscenza implica la responsabilità, il peso delle profezie è estremamente gravoso per il veggente. Nella storia della Chiesa sono stati numerosi gli uomini e le donne dotati di questo carisma: generalmente però non hanno avuto vita facile. Di norma, alla visione di qualcosa che avverrà, non è infatti associata la data dell’evento, cosicché la verifica potrà esserci soltanto in un tempo indeterminato, non di rado dopo la morte stessa del veggente.

    «Spesso faccio dei sogni che poi, nel guardarmi le ginocchia o le mani o il dorso, le ferite e altri segni risultano veri. Sogno che cammino in ginocchio sopra delle pietre e sento il dolore, le ginocchia sono ferite e i segni sono di pietre attaccate alla carne, e così le mani».

     

    Questo annotava Cornacchiola il 2 maggio 1973, a conferma che ciò che vedeva aveva una connotazione realistica. E il 1° agosto 1981 sintetizzò:

    «Spesso sento in me qualcosa che poi si avvera, e quando lo vedo avverato mi mette uno spavento che mi fa tremare tutto il corpo; non mi reputo indovino, ma Maria conosce ogni cosa, è Madre».

     

    La prima premonizione di cui si trova traccia nel diario risale al 30 marzo 1949:

    «Questa mattina ho fatto un brutto sogno. Mi pareva di vedere un aereo andare a fuoco e sopra vi era scritto: Torino. Che sarà?»

    Il 4 maggio successivo avvenne la tragedia di Superga: l’aereo che stava riportando nel capoluogo piemontese la squadra di calcio del cosiddetto Grande Torino, da cinque anni ininterrottamente campione d’Italia, si schiantò contro il muraglione posteriore della basilica sulla collina torinese provocando trentuno vittime.

    Negli anni successivi si trovano tracce di altri presagi, senza però dettagli che consentano di afferrarne la portata. Gli appunti tornano comprensibili al tempo della morte di Giovanni XXIII. Ai primi di maggio del 1963, un mese prima della scomparsa del Pontefice, Cornacchiola già menzionava il nome del successore:

    «Si prega per il Papa Giovanni XXIII. Non sarà lui, il Papa delle Piramidi: si chiamerà Paolo? Si attende che sia chiaro».

    Nei giorni del pre-Conclave, scrisse con precisione:

    «Entro venti giorni ci sarà il nuovo vicario. Tra tutti i cardinali, chi meglio di Montini. Lascio alla volontà di Dio ogni cosa. Chi sono io?» (4 giugno).

    «Un Paolo V lavorò per sistemare politicamente lo Stato. Ora un Paolo VI ci vuole per sistemare la Chiesa» (8 giugno).

     

    Circa dieci anni più tardi, il 31 agosto 1973, una nuova visione gli apparve nel dormiveglia:

    «Due fronti di uomini che si affrontavano in una guerra accanita. C’ero di mezzo anch’io e cercavo di aiutare ambo le parti prendendo feriti e seppellendo i morti. Un ferito grida:

    ‘È finita per noi, Israele, è finita per noi!’ Domando: ‘Ma chi sono gli altri, se tu sei Israele?’ ‘Sono i nostri fratelli antichi che non vogliono darci la terra dell’eredità. Ora è finito tutto, noi abbiamo abbandonato Dio, e Dio a noi!’ Molte bombe cadevano attorno a noi e molti morti».

     

    Dopo un mese, il 6 ottobre, approfittando della festività ebraica di Yom Kippur, Egitto e Siria attaccarono congiuntamente Israele, da ovest e da nord. Nei primi giorni l’ef- fetto-sorpresa consentì ai due eserciti di penetrare nei territori che Israele aveva occupato nella precedente Guerra dei sei giorni (5-10 giugno 1967). Ma successivamente l’esercito israeliano reagì efficacemente e la situazione, dopo la conclusione dei combattimenti il 24 ottobre, tornò praticamente al punto di partenza.

    Il 31 gennaio 1976, sognò sua moglie:

    «Sento che presto sarai chiamata in Cielo. Ho visto un 12 e un 2, erano tram, ma tu non potevi salire. Sarà quel che sarà, affrontiamo tutto con cuore pieno d’amore a gloria di Dio, con l’aiuto di Maria. Offrire è già morire, ma la morte nell’offerta è gioia e guadagno, morendo in Cristo. Mah, si fanno tanti sogni, vedremo!»

     

    Il 2 dicembre, dopo una rapidissima malattia, Iolanda morì. Bruno comprese allora che i numeri dei tram altro non erano che la data della morte di sua moglie.

    Il 31 gennaio e il 23 marzo 1978 Cornacchiola sognò ancora. Furono due sogni sconvolgenti, che rivelano ancora oggi tutta la loro drammaticità:

    «Mi trovo vicino al Verano e, mentre stavo per entrarvi e pregare, incontro una schiera di una quindicina circa di uomini che uscivano e tra di essi vedo Aldo Moro. Mi fermo a guardare, e lui si ferma e dice: ‘Ma tu non sei quello della Madonna?’ ‘Sì’ gli dico, ‘lo sono’. ‘Ebbene, prega per me, perché ho un cattivo presentimento, di qualcosa che capita presto sopra di me!’ Mi saluta e va fuori, sale in auto, io continuo la mia visita e penso a lui come mai ho pensato».

     

    Alle 9.23 del 16 marzo, un’edizione straordinaria del Gr2 annunciò la terribile notizia del rapimento dell’onorevole Moro, segretario politico della Democrazia Cristiana, e dell’assassinio dei cinque uomini della sua scorta.

    Ma uno smarrimento probabilmente ancora più grande 10 colse il 25 marzo, quando il secondo sogno gli mostrò

    «che avevano trovato Moro dentro una macchina, tutto crivellato di pallottole».

     

    In quei giorni si sperava ancora che si potessero avviare trattative con i terroristi delle Brigate Rosse per la liberazione del sequestrato. Ma la situazione precipitò, e il 9 maggio il cadavere del parlamentare venne rinvenuto esattamente

    come lo aveva visto Cornacchiola: in una Renault 4, trapassato da undici colpi di mitragliela Skorpion.

    Dopo Paolo VI, anche i due Pontefici successivi furono visti in anticipo da Cornacchiola. Il 31 luglio 1978 scrisse due versi in rima, con due particolari maiuscole:

    «È l’Alba, l’umanità spunta radiosa / come Luce che illumina ogni cosa».

    Quindi aggiunse:

    «Ricordando ieri il nostro caro Papa Pio XII e gli incontri avuti, mentre pregavo alla grotta mi è venuto alla mente Paolo VI, che è malato grave, e ho visto che veniva portato a Roma con solennità, ma come fu portato Pio XII».

     

    Il 6 agosto Papa Montini morì nella villa pontifìcia di Castel Gandolfo e fu trasportato a Roma per i funerali, come era accaduto per il suo predecessore Papa Pacelli, anch’egli morto a Castel Gandolfo.

    Il 26 agosto venne eletto il cardinale Albino Luciani. Bruno si trovava in Australia, per tenere una serie di conferenze, e il 31 agosto sognò di trovarsi a San Pietro:

    «Prima di entrare nelle transenne, mi fermo a guardare la finestra dove il Papa si affaccia e una persona mi dice: ‘È inutile che guardi, quello eletto è morto e sarà messo in terra come Paolo VI, e l’altro che verrà non brillerà, ma sarà come un sole scuro’».

     

    Quest’ultima frase fa forse riferimento alla cosiddetta ‘profezia di Malachia, nella quale il motto per Giovanni Paolo I è De medietate lunae (Della metà della luna), mentre a Giovanni Paolo II è attribuito De labore solis (Del lavoro del sole).

    La notte precedente l’elezione di Giovanni Paolo II, avvenuta il 16 ottobre 1978, la Madonna apparve al veggente con queste parole:

    «Questa volta è di fuori e non di dentro, vi aiuterò ad amarlo».

     

    Un indizio glielo aveva fornito il 12 settembre precedente, mostrandogli uno stemma riconducibile a quello dell’arcivescovo Wojtyla («Una M che riproduceva il nome di Maria, la tiara del Papa e sovrapposta l’Eucaristia»). E forse a Giovanni Paolo II faceva riferimento anche una visione del 2 dicembre 1974:

    «Una bella e grassa aquila prendeva il volo in piazza San Giovanni in Laterano, proprio davanti la fontana con l’obelisco. La prendo perché giovane e sento che parla la nostra lingua. Dice che ha fame e che vuole essere libera. È un sogno, ma qualcosa vorrà significare. Non lo so, trascrivo perché mi ha molto colpito la rassomiglianza che ha con l’aquila di San Giovanni e il posto stesso: vorrà significare di vivere l’Evangelo e verrà un Papa che sarà vera aquila di verità evangelica per sistemare ogni cosa che è in crisi?»


    L’aquila sulla bandiera polacca, il desiderio di libertà dal comunismo, la giovinezza e la lingua italiana sono di fatto elementi che conducono il pensiero verso Karol Wojtyla.

    Ovviamente non poteva mancare il preannuncio dell’attentato del 1981. Annotò Cornacchiola:

    «Nella notte tra il 28 febbraio e il 1° marzo non ho dormito affatto, anzi ho sempre pregato per il Papa che è troppo esposto alle mire dei nemici. Mi addormento e mi trovo in San Pietro vicino al Papa. Mentre benediceva, si sentono degli spari, mi metto davanti al Papa, cadiamo tutt’e due feriti. Gli dico: ‘Santità, sono con te sempre’».

     

    E ancora il 26 aprile dedicò la giornata «per il Papa, perché sia sempre protetto».

    Il 13 maggio, mentre salutava i fedeli dalla jeep lungo piazza San Pietro, Giovanni Paolo II venne gravemente ferito da Ali Agca e attribuirà la propria salvezza soltanto all’intervento materno della Vergine.

    Ancor più significativa fu la premonizione ricevuta dalla Madonna al mattino presto del 23 febbraio 1982:

    «La Santità del Padre passerà altro grave pericolo per la sua vita fìsica, ma la protezione non mancherà: gli sarò vicina! Sappia che i suoi nemici bramano chiudergli la bocca!»

    Il 24 marzo, Cornacchiola compì per la prima volta un’azione irrituale e riuscì a far pervenire direttamente a Giovanni Paolo II le parole di Maria tramite il cerimoniere polacco Bogumil Lewandowski:

    «Vostra Santità mi perdonerà, ma, siccome la Vergine ha detto ‘ci penso io come fare’, ho approfittato dell’occasione, senza la normale via gerarchica, ma come un figlio al Padre! Sottopongo ogni cosa con amore alla Vostra Santità e mi benedica».

     

    La conferma dell’awenuta consegna gli giungerà il 22 aprile dal Vicariato di Roma:

    «La sua lettera, indirizzata al Santo Padre in occasione delle feste pasquali, è pervenuta regolarmente nelle sue auguste mani. Così pure il libretto con dedica manoscritta».

     

    Nel maggio successivo, per l’anniversario dell’attentato del 1981, Papa Wojtyla si reca a Fatima per ringraziare la Vergine di averlo salvato. Le cronache dell’epoca ci ricordano che il 12 maggio il sacerdote spagnolo Juan María Fernández y Krohn tentò di colpire il Pontefice con una baionetta, ma venne fermato in tempo dai servizi di sicurezza. In realtà, come si saprà ufficialmente soltanto nel 2008, per bocca del suo segretario Stanislaw Dziwisz, Giovanni Paolo II fu davvero ferito: una straordinaria conferma postuma delia veridicità di quella premonizione!           Continua...