Renzo Baschera

LE PROFEZIE DELLA SANTA SINDONE

MEB

Le origini I°

Così dicono le Scritture.

"...Poi, in su la sera, venne un uomo ricco di Arimatea, chiamato per nome Giuseppe, il quale era stato anch'egli discepolo di Gesù. Costui venne a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Allora Pilato comandò che il corpo gli fosse reso. E Giuseppe, preso il corpo, l'involse in un lenzuolo netto. E lo pose nel suo monumento nuovo, il quale egli avea fatto tagliar nella roccia..." Così si legge nel Vangelo di Matteo (27 - 57, 58, 59, 60).

Nel Vangelo di Marco {15-44,45,46) è scritto invece che: "...Pilato si maravigliò ch'egli fosse già morto. E chiamato a sé il centurione, gli domandò se era gran tempo ch'egli era morto. E saputo il fatto dal centurione, donò il corpo a Giuseppe. Ed egli, comperato un panno di lino, e tratto Gesù giù di croce, l'involse nel panno, e lo pose in un monumento, ch'era tagliato dentro una roccia". Anche nel Vangelo di Luca si parla della Sindone (23 -53): "E trattolo giù di croce, l'involse in un lenzuolo, e lo mise in un monumento tagliato in una roccia, nel quale niuno era stato ancora posto". Solo nel Vangelo di Giovanni si usa il plurale (19 - 40):

"Essi adunque presero il corpo di Gesù, e l'involsero in lenzuoli, con quegli aromati; secondo ch'è l'usanza de' Giudei d'imbalsamare".

In un Vangelo apocrifo, di cui parla S. Girolamo1 si dice: "Gesù risorto apparve a Giacomo il minore, dopo aver dato la Sindone al servo del sacerdote". Più precisamente, nel Vangelo di Giovanni, parlando della resurrezione di Lazzaro, si dice (11 - 44): "E il morto uscì, avendo le mani e i piedi fasciati, e la faccia involta in uno sciugatoio. Gesù disse loro: scioglietelo, e lasciatelo andare".

Si fa una grande confusione, anche a livello di ricerca storica, tra sindone e sudario. La maggior parte delle persone sono poi convinte che il costume giudaico implicasse solamente l'uso di un lenzuolo di lino nel quale veniva deposto e avvolto il cadavere.

Grazie a una citazione nel IV volume del Catabgue ofthe greek and latin Papyri  della J. Rylands Library di Manchester è stato possibile fare un po' di luce sul termine sindone. Vediamo difatti che in questo catologo viene citato un papiro in cui, tra i vari oggetti personali di un funzionario del governo romano in Egitto ci sono i linteamina - lenzuoli di lino che servivano per avvolgere il corpo -, Afacialia -sudario che serviva per coprire la testa - e i ligamenta, cioè le bende e le fasce che servivano per tenere aderenti i lenzuoli al corpo.

Nei Vangeli si parla solo "del lenzuolo", o del "panno lino", quasi come se per la sepoltura di Cristo fosse stata fatta una eccezione nei costumi giudaici per il seppellimento dei morti. Tali costumi imponevano, prima di spalmare sul corpo gli aromi (mirra e aloè), la 'lavatura" del cadavere. Ma, questa "costumanza" molto probàbilmente non è stata praticata per la mancanza di acqua sul colle del Calvario e anche per la mancanza di tempo. Bisognava difatti fare presto perché la sepoltura doveva avvenire prima del tramonto, per rispettare il riposo del sabato. La stessa cosa si può dire anche per il taglio o la rasatura dei capelli, che la legge imponeva con una certa scrupolosità.

E qui si avanzano alcune ipotesi. Parecchi ricercatori storici sostengono che "in quella eccezionale occasione, il corpo venne solo spalmato di unguenti oleosi anche al fine di togliere i grumi di sangue, e poi venne pietosamente avvolto in lenzuoli di lino". Altri invece sono del parere che "anche in quella occasione non venne trasgredita la legge giudaica e il corpo di Gesù, dopo essere stato cosparso di aromi, venne avvolto nella Sindone mentre sul volto era già stato deposto il Sudario.2 Poi si usarono le bende, affinchè tutto il corpo rimanesse ben unito". Sono ipotesi contrastanti. Se teniamo conto però di quanto ci viene riferito da alcuni storici, dobbiamo dire che la prima di queste ipotesi è la più attendibile. E questo anche perché non risulta che i primi cristiani manifestassero degli interessi per la ricerca del Sudario che avrebbe coperto il volto di Gesù, né delle bende che lo avrebbero fasciato; mentre si racconta di molti fedeli che, soprattutto nel Medioevo, dedicarono l'intera loro esistenza alla ricerca della Santa Sindone.

Sono due le Sìndoni "autentiche"?

I costumi dell'antica tradizione ebraica, come abbiamo già visto, imponevano tutto un rituale per la sepoltura dei cadaveri. Gli storici dicono però che, per Gesù, tali rituali vennero in parte sacrificati, per ragioni di luogo e di tempo.

È molto probabile invece che non sia stato rinunciato all'uso di due differenti teli di lino. Il primo sarebbe servito per deporre il corpo, appena staccato dalla croce; mentre il secondo sarebbe servito per deporre Gesù nel sepolcro.

Nella tradizione ebraica venivano sempre usati due teli di lino "perché era costumanza che nel sepolcro il corpo entrasse con un lino candido".

La Santa Sindone che si conserva a Torino sarebbe quindi il Lino sul quale venne deposto il corpo di Gesù, appena staccato dalla croce. È ciò spiegherebbe la figura dell'Uomo lasciata impressa dal sangue, dal sudore e dagli aromi spalmati sul corpo.

"Se questa è la realtà, si può parlare di due Sindoni autentiche". Ma dove sarebbe finita la Sindone "non figurata"?

Alcune cronache delle crociate rispondono a questo interrogativo. "... Abbiamo avuto notizia-annotava il vescovo di Acri-che c'è un Sacro Lino, senza figura, né macchia, né ombra alcuna...". E questo Sacro Lino sarebbe stato la Sindone che avvolse il corpo di Gesù, una volta deposto nel sepolcro.

Si trattava di "un Lino senza impronte". Alcuni parlarono anche di "una Sindone non figurata", perché quando accolse il corpo di Gesù, il sangue era stato già coagulato e, in buona parte, era stato assorbito dal tessuto. Non ci sono notizie attendibili per poter stabilire dove venne custodita la seconda Sindone. Sappiamo solo che "una Sindone senza figura venne tagliata a Costantinopoli in numerosi brani, uno dei quali venne donato da Baldovino II a S. Luigi IX di Francia". Un secondo brano di questo Lino venne donato dall'imperatore Enrico, fratello di Baldovino I, a Ugone.

Altri lembi della Sindone "senza immagine" finirono in altre corti europee e in molte chiese. Nessuno però è stato in grado di stabilire quante reliquie dei "Lino senza figura" si trovassero in Europa. Sappiamo solo che tra i tesori delle maggiori case regnanti della metà dell'Ottocento c'era almeno un gioiello - per lo più a forma di croce - contenente una reliquia della Santa Sindone.

L'inganno dei turchi

Michele il Siriaco scrive che "...I turchi perseguitavano i cristiani che si recavano a pregare a Gerusalemme; li derubavano, prelevavano tasse alle porte delle città e anche al Golgota...". Mattia di Bamberga aggiunge: "...Non vi erano limiti all'ingordigia dei turchi, specie quando scoprirono che il fanatismo di molti pellegrini chiudeva gli occhi alla ragione. Allora si ricorse alle più basse mistificazioni in quanto vennero tratti in inganno molti pellegrini che si spogliarono di ogni loro cosa per entrare in possesso di una parte della Sindone o del sudario della Veronica, o di un pezzo di legno staccato dalla croce sulla quale venne immolato Cristo...".

Bisogna dire che questa "pietosa ricerca" aveva contaminato un po' tutti. Nell'apocrifo Vangelo di Nicodemo si dice anche che Giuseppe di Arimatea avrebbe raccolto in un calice del sangue sgorgato dalla ferita del costato di Gesù. Si parla poi di una Sindone donata a Carlo Magno e da questo depositata ad Aquisgrana. Un ignoto cronista scrive che alla morte di Baldovino IV (avvenuta nel 1185) ci fossero: "..Almeno duecento lenzuoli nei quali sarebbe stato avvolto il corpo di Gesù; e almeno cinquecento sudari della Veronica".

I turchi avevano capito che questi oggetti esercitavano sui fedeli grandi emozioni. D'altra parte, molti crociati avrebbero fatto qualsiasi sacrificio pur di portare nel loro Paese "un oggetto che aveva il valore di una reliquia". La chiesa di Roma cercò di arginare questo dilagante fanatismo. Ma a nulla servì, tanto che "molte chiese esponevano vistosamente delle Sindoni, delle corone di spine, dei pezzi di croce e dei chiodi della passione di Cristo". Si trattava quasi sempre di souvenir di crociati, abilmente contraffatti da gente senza scrupoli. Un cronista germanico racconta che un pellegrino "...ritornò con il Lino che aveva avvolto il corpo di Gesù e che per più tempo tale reliquia rimase esposta nella casa del crociato, che divenne meta di pellegrinaggio di molta gente". Le cronache francesi descrivono invece l'avventura di un cavaliere di nome Simone che, sembra, sia stato al seguito del conte Jazzolino: "...Dopo lunga giornata di combattimenti - scrive il cronista - il cavaliere Simone si trovò dinanzi un turco dall'apparente età di vent'anni che, al posto di combattere, si gettò in ginocchio nel mezzo del sentiero. La spada del cavaliere cristiano stava per trafiggere l'infedele, quando il giovane turco levò da sotto il vestito un panno bianco e lo gettò in terra. Il cavaliere Simone scese dal cavallo per afferrare il tessuto. Lo spiegò: era il lenzuolo che aveva avvolto il corpo di Cristo... Il cavaliere si gettò allora in ginocchio e bagnò con le sue lacrime di commozione la polvere del sentiero...''. Sempre le cronache francesi raccontano che: "...La maggior parte dei cavalieri crociati portavano sulla strada del ritorno reliquie acquistate con denaro, ò conquistate con la spada. Molti avevano una delle spine della corona che sarebbe stata posta sulla testa del Cristo e quando capitava loro di essere feriti in combattimento, prima ancora di prendere una benda, portavano sulla ferita stessa la spina... Molti altri portavano dei pezzetti di legno che sarebbero stati tolti dalla Croce Santa... E poi c'erano i pezzetti di stoffa che sarebbero stati ritagliati dalla Sindone e dal Sudario della Veronica".

Più tardi, il cronista germanico Sigmundo annota che: "...Le spine della corona di Cristo sono tante che se tutte fossero proprio di questa Corona Santa dovrebbe trattarsi di una corona alta almeno qualche metro e del peso di vari quintali... Se poi venissero messi tutti assieme i pezzetti di stoffa della presunta Sindone si arriverebbe a un lenzuolo gigantesco, capace di coprire interamente la città di Costantinopoli".

Molte di queste "reliquie" finivano nelle chiese. C'erano però anche i crociati che lasciavano in eredità ai posteri i loro souvenir della Terra Santa, "come si può lasciare un podere". E gli eredi continuavano la tradizione del crociato, esponendo in determinati giorni "la reliquia" che era sempre meta "di pellegrinaggi di gente semplice, o anche solo di gente curiosa".

Ancora nel tardo Settecento, in una casa di Besancon si usava "esporre in una apposita custodia, tre o quattro volte all'anno, un chiodo della passione di Cristo". Ma sembra che il fascino di queste pseudo reliquie fosse ormai pressoché tramontato.

Solo ipotesi

II mistero della Sindone continua. I cavalieri che parteciparono alla quarta Crociata quando entrarono per la prima volta a Costantinopoli - era il 18 luglio 1203 -, ammirarono "una grande quantità di tesori e di re-                     continua…

1 Si tratta di un Vangelo scritto in aramaico, del quale giunsero a noi solamente dei frammenti.

2 Il costume giudeo prescriveva di mettere il sudario sotto la Sindone.