L'apostolo di Nostradamus: "Dio salvi Papa Francesco"
"Lo vedo in pericolo. Ho scritto con
largo anticipo che avrebbe indetto il Giubileo Ma questo
2015 è come il 1605 e il 1978, gli anni dei tre pontefici:
ha 49 lunazioni"
Dalla casa-biblioteca-studio-tempio
di Renucio Boscolo, sulla collina di Pecetto che domina
Torino, si esce barcollando. Non tanto per gli effluvi
d'incenso respirati in tre ore d'intervista con l'uomo
universalmente riconosciuto come il più titolato esegeta
di Nostradamus, quanto per il viluppo di presagi,
sciarade dall'ebraico al sanscrito, triangolazioni
numeriche, disquisizioni storiche. E soprattutto per il
cazzotto finale: «Nella quartina 2.9 delle Centurie si
fa riferimento a un pontefice tué par un beaucoup plus
debonnaire.
Ucciso da qualcuno per un colpo di fortuna. Una persona che lo segue da vicino. Bonne aire. Buenos Aires. Ed è citata la soif sanguinaire, la sete di sangue dei potenti che lo odiano e che gli vogliono stringere il cappio intorno al collo». Ma Boscolo va oltre i pronostici di Michel de Nostredame, il medico, farmacista e filosofo nato a Saint-Rémy nel 1503 e morto a Salon nel 1566. Li sposa alle profezie di Sigismondo Fanti, matematico vissuto ai tempi dell'Ariosto: «Nostradamus e Fanti si raccordano. Negli scritti dell'italiano, ogni quadrante di ogni quartina reca una posizione astronomica e una figura. Qui c'è un uomo inginocchiato che prega. Si parla di un gran Pietro che “mi apre le porte nel suo punto di morte”: l'apertura della Porta santa. Si parla di opere di misericordia: “Quando cominceranno le opere di misericordia”. E quello del 2016 è stato proclamato il Giubileo della misericordia. Apre il Giubileo ma... Vedo Francesco in pericolo. Però “da questo me ne verrà un gran bene”. Il Natale mi preoccupa. Un mare di gente che arriva a Roma per l'Anno santo. Dio salvi il Papa!». Non contento, Boscolo ci mette un carico da undici: San Giovanni Bosco. «Nell'anno del Giubileo spiegherò per intero, e fedelmente, la sua profezia che parla del Papa “dalla voce slava che farà tremare il mondo”, cioè Karol Wojtyla, e di altri due pontefici, della guerra che arriva fino a Roma, del papato che deve cambiare seggio. Un successore di Pietro sarà ucciso, un altro dovrà fuggire da Roma. Nostradamus parla di Carcassonne. O Caracas?». D'altronde che altro aspettarsi da uno studioso, autore di una cinquantina di libri, che fu battezzato Renucio, da rex e nuntio? «Nuntio vobis gaudium magnum», proclama il cardinale protodiacono che presenta al mondo il pontefice appena eletto. Qui, di gaudio, poco. Scenari foschi. Tradimenti. Congiure. Attentati. Morti. Guerre. Tutto anticipato sul suo sito che, assicura l'araldo delle profezie, conta più accessi di quello del Louvre. Boscolo è nato a Sottomarina (Venezia) nel 1945, «giorno di San Marco, patrono della Serenissima», da un grossista di prodotti ittici, Francesco, e da una donna di cui non vuol dire neppure il nome. All'età di 7 mesi fu abbandonato dalla madre e portato ad Aosta, dove la zia Dobrilla crebbe sia lui che il fratello Luigi. Ma ad aver contato di più nella sua educazione fu la nonna materna, Candida Novelli Farnese. «Era una francese, veniva chiamata la Straniera». Una Farnese della famiglia che diede alla Chiesa un difensore militare (Ranuccio il Vecchio), un papa (Alessandro Farnese, salito al soglio pontificio con il nome di Paolo III), una poco di buono (Giulia Farnese, sorella di Alessandro, amante di Papa Alessandro VI, al secolo Rodrigo Borgia). «Nonna Candida era stata diseredata per aver sposato giovanissima Felice Boscolo, un marinante, come si diceva a Chioggia, il quale morì a 20 anni». Il padre di Renucio divenne corazziere reale e attendente di Vittorio Emanuele III. «Il sovrano lo spedì in Russia per punizione. Essendo il Savoia di un'avarizia invereconda, mio padre era costretto a pagare di tasca propria tutte le spese durante le ispezioni, e questo creò qualche dissapore fra loro». Fin da quando aveva 6 anni, d'estate il piccolo Renucio riceveva le visite della nonna Candida a Saint-Martin-de-Corléans, nella casa distante 100 metri dal castello di Sarre, dove Umberto II andava in villeggiatura. «La sera mi recitava le quartine di Nostradamus. Non in francese, bensì in veneto. Batteva le nocche sulla copertina delle Centurie e mi diceva: “Questo libro è tuo. Il segreto del futuro è sotto le ali del Leone di San Marco”. Non per nulla quell'edizione era stata stampata a Venezia fra il 1555 e il 1560, quando Michel de Nostredame era ancora in vita. E concludeva: “In Vaticano sono conservati documenti segreti che ti riguardano. Da grande dovrai cercarli”». Li ha cercati? «Li ho trovati. Nel 1999 un bibliotecario di cui non posso fare il nome mi consegnò una fotocopia della cosiddetta Lettera Farnese, recapitata 440 anni prima al cardinale Alessandro Farnese. In essa Nostradamus scrive: “Tu sei il mio nunzio del bosco”. Renucio Boscolo. Du bois, del bosco , si legge in 20 quartine. La missiva contiene riferimenti espliciti ai rivolgimenti del secondo e terzo millennio. Cita Milosevic, Pristina, Pale. Parla della mucca pazza e dell'antrace. Anticipa l'attentato alle Torri gemelle dell'11 settembre 2001, plus amerique le fiel, più amaro del fiele. Se lei unisce plus ad amerique, al centro leggerà Usame, uno dei modi di scrivere, per esempio in turco, il nome di Osama Bin Laden. La conferma che il plurilinguismo e il metodo cronosemantico, messo a punto dal qui presente Boscolo per decrittare le quartine, funziona, come spiegai nel 1984 all'Università di Berkeley. Cercai invano di avvertire l'ex ministro della Giustizia, Giovanni Conso, torinese come me, del pericolo islamista. Purtroppo nessuno ha mai voluto prendere sul serio la Lettera Farnese, un testo che fu invece consultato da Pio IX». Che altro riporta la missiva? «Indicazioni astronomiche degli anni in cui si verificano eventi clamorosi per la Chiesa, a cominciare dal 1605, l'anno dei tre papi: muore Clemente VIII, dopo soli 27 giorni muore anche Leone XI e viene eletto Paolo V. In base al calcolo delle lunazioni, già nel 1976 scrissi nel libro Gli anni futuri che il 1978 sarebbe stato come il 1605. Infatti morirono Paolo VI e Giovanni Paolo I e fu eletto Giovanni Paolo II. Il primo si spense ad agosto: io lo pronosticai all'Associated press a marzo. E citando il motto De medietate lunae, attribuito da San Malachia al successore di Papa Montini, feci espressamente il nome di Albino Luciani: luna piena in ebraico si dice labana, splendente di bianco, albino appunto». Di Papa Bergoglio che mi dice? «C'è una quartina specifica su di lui. È quella del “sommo sole della vera fede”, che “all'ombra della superba mole”, la collina di Superga e la Mole Antonelliana, “qui si dimostra”, lo dimostra Boscolo che abita a Torino, “al volto altero”, cioè alla Sindone. Pubblicai la traduzione nel 2004. Nello stemma di Papa Francesco campeggia l'emblema dei gesuiti: un sole raggiante. Che è presente pure nella bandiera dell'Argentina. In questa traduzione facevo riferimento a “un effimero e ambiguo pontificato”». Quello di Francesco? «No, di Joseph Ratzinger, che da cardinale ebbe parole di riprovazione per me». Ma com'è arrivato a prevedere l'elezione di Bergoglio? «Attraverso la profezia di don Bosco, ricavata da una visione che il fondatore dei salesiani ebbe in sogno il 5 gennaio 1870. È contenuta nelle memorie del suo biografo, don Giovanni Battista Lemoyne. Il futuro santo vide un pontefice su una nave, intento a condurla in porto per attraccarla a una colonna sulla quale figurava un'ancora: il simbolo della rivolta di Varsavia del 1944. Sempre nel sogno, questo papa cadeva e veniva salvato, un altro cadeva e veniva ucciso, un altro ancora doveva scappare. Nel 1975 il settimanale Il Nostro Tempo, edito a Torino e allora diretto da monsignor Carlo Chiavazza, pubblicò un mio articolo, per il quale Paolo VI mi prese a benvolere, che parlava di queste minacce incombenti sul papato. Padre Umberto Maria Pasquale, salesiano, che fin dal 1939 frequentava suor Lucia do Santos, una dei tre veggenti di Fatima, venne apposta da me dal Portogallo. L'incontro si svolse presso l'editrice Ldc di Torino, presente don Paolo Tuna, uno slovacco poi morto a Roma, dove curava le catacombe di San Callisto. Padre Pasquale aveva fra le mani il mio primo libro su Nostradamus. “La profezia del papa slavo che cade e si rialza è esatta”, mi disse. Sei anni dopo Wojtyla fu ferito il 13 maggio, festa della Madonna di Fatima». Quindi Bergoglio sarebbe il secondo papa del sogno di don Bosco, quello che cade e viene ucciso? «Non è detto. Come il 1605 e il 1978, gli anni dei tre papi, così anche il 2015 avrà 49 lunazioni. Nostradamus ha sempre usato questa ricorrenza astronomica per indicare l'inizio di un ciclo. Per questo annunciai già dieci anni fa che nel 2015 il Papa avrebbe indetto un Giubileo straordinario. E l'ho ripetuto una settimana prima che egli lo facesse e avvertisse che il suo pontificato sarà breve. Nostradamus mette in relazione Francesco alla terza parca della mitologia greca, Àtropo, che recideva il filo della vita. Non dobbiamo però pensare a un'uscita di scena per forza tragica. Potrebbe trattarsi di un'iperbole, di una scelta inaspettata, di un trionfo. Un congedo straordinario, diverso dalla fine di qualsiasi altro pontefice romano». Dunque non per mano dell'Isis. «Nessuno s'è preso la briga di fare dei controlli semantici. In greco la definizione di taluni eventi cruciali è isis imerominía, che significa data di chiusura. Da adesso in avanti c'è un percorso di accadimenti per i prossimi 20 anni, soprattutto nello scacchiere mediterraneo e mediorientale, che potrebbe culminare con il voltafaccia della Russia, pronta ad allearsi con l'Iran contro gli Stati Uniti». Siamo messi bene. «Non sarà la fine del mondo. Per nostra consolazione le quartine, circa 3.000, arrivano a disegnare scenari fino al quarto millennio. Nostradamus vede castelli spaziali e immagina nuovi sistemi di volo con motori magnetici». Quando capì d'essere il suo nunzio? «A Torino, in via Lessona, c'era una lapide del 1556 che annunciava come il predestinato sarebbe uscito da questa città. Dopo che fu venduto l'edificio su cui era murata, il cimelio finì dentro un palazzo di piazza Solferino, all'ombra del Leone di San Marco delle Generali. L'iscrizione, in francese, oggi non è più visibile. Io ne ho la custodia. Essa recita: “Nostradamus alloggia qui dove c'è il paradiso, l'inferno, il purgatorio. Io mi chiamo la vittoria. Chi mi onora avrà la gloria, chi mi disprezza avrà la rovina intera”. L'ultimo accenno è al professor Piergiorgio Odifreddi, mio grande detrattore, che ho già fritto e cotto, sconfessato in toto, circa l'elezione del nuovo papa». Capisco. «Avevo 8 anni quando, il 22 maggio 1953, predissi in famiglia che l'indomani sarebbe crollata la guglia della Mole Antonelliana. Il che avvenne». Con Nostradamus le ha sempre azzeccate? «No di certo. Egli stesso lasciò scritto che nel primo testo sulle quartine commentate avrei infilato interpretazioni un po' alla grossa. E nella Lettera Farnese parla dei miei “occhi cornuti al principio”, infatti oggi leggo con due occhiali sovrapposti, ma subito aggiunge che arriverò “alla fine del sacco”». E alla fine del sacco che cosa c'è? «Tutte le previsioni azzeccate. L'uccisione del presidente Kennedy dedans ladalle, “entro la dalla”, ovvero a Dallas ma anche accanto alla moglie, visto che in greco lada significa signora. Lo scandalo Watergate e le dimissioni di Nixon. La strage compiuta dai palestinesi alle Olimpiadi del 1972: salvai la vita ad Andrea Boscione, telecronista della Rai, sconsigliandogli di farsi mandare a Monaco. La riunificazione della Germania, descritta in un Oscar Mondadori uscito 10 anni prima della caduta del Muro di Berlino. L'attentato a Giovanni Paolo II, previsto in un mio articolo uscito sull' Occhio diretto da Maurizio Costanzo, nel quale dicevo che in base alle pronosticazioni di Nostradamus il Papa non sarebbe dovuto uscire in piazza San Pietro dalla Porta di Damasco “nel mese in cui fiorisce la rosa”. Ho persino prefigurato l'exploit della Lega, ma avvertendo che un grande terremoto, come sta scritto in quattro quartine, sarebbe arrivato da chi “di Verona avrà il governamento”. E guardi che cos'è successo con il sindaco della città scaligera». Flavio Tosi contro Matteo Salvini. «Già. Come sono lontani i tempi in cui Umberto Bossi diceva di tenere un mio poster appeso in camera da letto».
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