Renzo Baschera

PROFEZIE SUL MONDO CHE SARA'

Gruppo editoriale Armenia


Poi la chiesa sarà consegnata agli Angeli

 

Le profezie di Malachia e di Frate Timoteo

 

La successione papale di Malachia si conclude con Pietro Romano. E, secondo questa profezia, dovremmo avere ancora due pontefici.

Una veggente francese — Marie Flandrin — scriveva, all’inizio del se­colo, che “ognuno degli ultimi tre pontificati segnerà un crollo:

 

sotto il pontificato di ‘De Labore Solis’ crollerà il socialismo

sotto il pontificato di ‘De Gloria Olivae’ crollerà il capitalismo

sotto il pontificato di ‘Pietro Romano’ crollerà il mondo del vitello d’oro”.

 

La prima parte della veggenza si è già avverata. E difatti sotto il pon­tificato di Giovanni Paolo II — “De Labore Solis” — che è crollata l’Unio­ne Sovietica, mettendo in crisi i partiti comunisti e socialisti di tutto il mondo.

Il successore di papa Wojtyla, regnerà in un periodo di grandi conflitti e contrasti, al termine del quale il capitalismo entrerà in grave crisi.

Crolleranno gli idoli che sembravano eterni. E tutto sarà sovvertito, ca­povolto. Ma sarà sotto il pontificato di Pietro Romano che il “vitello d’o­ro” —  cioè il regno del profitto, della speculazione, della ricchezza — crol­lerà miseramente. Sarà questo un momento di grande smarrimento, anche perché saranno necessari molti anni prima che l’uomo riesca a trovare un nuovo sistema, sul quale impostare i rapporti sociali ed economici.

Marie Flandrin dice che “Pietro Romano” regnerà “in un mondo di serpenti e di sciacalli, mandati sulla terra dal Maligno, per ingaggiare l’ultima battaglia”. E sembra che il Vaticano non rimanga escluso da questa infestazione.

Anche per questo, l’ultimo pontefice della successione romana, deci­derà di riportare la chiesa “alla sua culla”, cioè a Gerusalemme.


A questo punto s’inserisce il vaticinio di Frate Timoteo, “creatura so­lare”, che nel 1748 ebbe la visione di san Malachia. Il vescovo irlandese affidò a Frate Timoteo la successione “dei Pontefici in Gerusalemme”.

Pietro II o, meglio, Pietro Romano, concluderebbe pertanto la succes­sione papale a Roma. E il suo compito sarebbe quello di trasferire nuova­mente la chiesa a Gerusalemme. A questo pontefice succederanno “tren­tatrè pontefici, regnanti in Palestina” che amministreranno la chiesa con l’assistenza dei dodici Apostoli.

Com’era avvenuto per Malachia, anche nella successione di Frate Ti­moteo troviamo per ogni pontefice una definizione, iniziando con “Retia iacère”, il primo pontefice che regnerà a Gerusalemme e che, come fece Pietro, “getterà nuovamente le reti”.

Seguiranno trentadue pontefici, ognuno contraddistinto da un motto:

 

Ventus secundus

Paene pusillus Caesar

Florem mittere

In solitudinem recedere

Ignem accendere

Nocturno tempore

Sacrae littèrae

Vir nobilissimo loco natus

Vana spes

Homo sanctus

Ad lucernae lumen

Oriente sole

Flammas vomère

Vocum et fidium

Unus atque solus

Longe abest

Gutta sanguinis

Navem deducère

Martirio cruciàri

Numerus tertio

Concubià nocte

Folia emittère

Saxum quadratum

Imbres imminent

Crucis signum

Corona laurea

Lumen et umbrae

Flumen secat urbem

Vir iustus


Operam perdidisti

Coeli fulgor

Itinere deerràre

 

Trentatrè sono stati gli anni di Cristo. E trentatre saranno i pontefici che regneranno nella culla della cristianità.

Il motto dell’ultimo pontefice è significativo: “Smarrire la strada”. Questo papa dovrebbe regnare alla conclusione    dei 6000 anni, secon­do il calendario ebraico. Cioè, nel 2240.

Sarà allora che la chiesa “sarà consegnata agli Angeli”.

Perché un tempo sarà finito.