Tratto da: Le Grandi Profezie  Autore Franco Cuomo

Newton & Compton Editori

L'enigma di Nostradamus: parte prima

L'enorme popolarità di Michel de Nostredame, che poi latinizzò il nome in Nostradamus alla maniera degli umanisti rinascimentali, non è valsa nei secoli a diradare i tanti luoghi comuni accumulatisi sul suo conto. Non è valsa, in specie, a consentire un reale approfondimento storico delle svariate attività da lui svolte, con intuizioni geniali nel campo soprattutto della medicina e delle scienze naturali. Non è valsa, in definitiva, a individuare l'effettiva portata culturale della sua ricerca, trasversalmente condotta attraverso i più lontani campi dello scibile.

Di Nostradamus si è molto detto, si è molto scritto, e si è anche molto farneticato, elaborando congetture spesso prive di ogni credibilità, scarsamente plausibili, per niente documentate, alimentate il più delle volte dalla morbosa curiosità che aleggia intorno alla sua fama di stregone, di mago. Pochi sanno che fu anche un grande medico, in grado di fronteggiare con moderni sistemi di prevenzione il flagello della peste. Pochi sanno che fu un serio studioso dei procedimenti biologici naturali, e che grazie a queste sue ricerche mise in funzione una vera e propria industria di cosmetici e prodotti di bellezza, elisir di gioventù, creme rassodanti ed essenze rigeneratrici, di cui da testimonianza in un libro dal titolo Singolari ricette per mantenere il corpo sano. Pochi sanno che fu infine un attento osservatore dei fenomeni astronomici - oltre che astrologo - e al tempo stesso un ricercatore della sapienza perduta, un viaggiatore instancabile, un decifratore di alfabeti remoti, conoscitore di più lingue, lettore appassionato di opere fondamentali del genio universale, quali la Commedia di Dante e le tragedie di Eschilo, che annotò con devota diligenza.

A onta della superficialità con cui si è tramandata la sua storia, insomma, Nostradamus fu un intellettuale finissimo nell'accezione propria dell'umanesimo rinascimentale, che presupponeva il soddisfacimento delle curiosità più disparate in nome di una cultura generalizzata ma profonda al tempo stesso. Di certo, si può dire che fu il tipico esponente - come Paracelso, Marsilio Ficino, Giordano Bruno - di quella classe intellettuale che aveva in grande disprezzo l'idea di "specializzazione" in senso moderno, intesa come scissione della conoscenza in frammenti da privilegiare o accantonare in ragione di scelte contingenti, avendo invece scelto di dedicarsi all'analisi della conoscenza nella pluralità dei suoi aspetti, dalla filosofia alla medicina, alla fisica, alle letterature di ogni civiltà, e in certi casi alla magia, all'alchimia, alla divinazione.

È quest'ultimo aspetto che ha polarizzato l'interesse popolare, fino da quando Nostradamus era in vita, grazie soprattutto alla straordinaria diffusione delle Centurie - vale a dire l'insieme del suo "corpo profetico", diviso in dieci blocchi da cento quartine l'uno - nelle quali sono raccolte circostanziate allusioni a fatti, cose, personaggi, di là da venire nel tempo.

Le chiavi del tempo

Pubblicate in due riprese (nel 1555 le prime quattro, nel 1588 le restanti sei) e più volte ristampate, tradotte, interpretate, le Centurie sono un intreccio di profezie formulate in versi ermetici e sibillini, senza nessun ordine cronologico, abbracciando un arco di tempo che si spinge fino al 3797. Molto al di là, dunque, delle comuni previsioni millenaristiche, gravitanti nella maggior parte dei casi intorno al Duemila.

Molte di queste predizioni (alle quali si aggiunsero i Presagi, scritti tra il 1555 e il 1566, anno della morte) hanno trovato riscontri dettagliati in eventi già accaduti, altre sono affidate alla fantasia degli esegeti, spesso propensi a fondare le loro ipotesi su complessi calcoli matematici e procedimenti di tipo enigmistico. Oltre a stravolgere ogni regola di scrittura e coniare nuovi vocaboli, infatti, l'autore ricorre ad anagrammi, metafore, metaplasmi (trasformazione fonetica di parole) e metatesi (inversione di lettere o suoni), metalepsi (metafore doppie e triple), epèntesi (inserimento di lettere), incastri, trasposizioni e via dicendo.

Capita così di dover riconoscere Parigi nella voce Rapis (Paris) e in Luas il nome ribaltato di Saul, che sta a indicare il popolo ebraico. Il che non è poi così difficile. Ma il gioco si complica se si deve venire a capo, per esempio, del perché mai un «grande re» proveniente dalla regione francese dell'Angoulème (Angòlmois, in un lessico arcaico) dovrebbe rappresentare per l'Europa una terribile minaccia, destinata a esplodere «il settimo mese del 1999».

Si scioglie l'arcano traducendo Angòlmois in Mongolia, di cui è l'anagramma. Va da sé che nella geografia simbolica di Nostradamus debba intendersi per Mongolia un luogo terrificante, non una regione specifica dell'Oriente, dal quale ci si aspetta l'arrivo di un temibile aggressore dell'umanità, probabilmente l'anticristo. Ed è dunque allo scadere del millennio, nel luglio 1999, che tale flagello dovrebbe secondo la fatidica quartina - una delle poche nelle quali è specificata una data - abbattersi sulla civiltà occidentale.

Al settimo mese dell’anno 1999

verrà dal cielo un grande re dell’orrore

a resuscitare il grande re di Mongolia

Marte regnerà felicemente prima e dopo.1

1  Centurie, X 72.

 

Hitler, Hilter, Hister

Rimane del tutto inesplicabile, tra i tanti enigmi connessi alle profezie di Nostradamus, la precisione con cui il veggente preconizza gli orrori del nazismo e l'olocausto del suo popolo (era di famiglia ebrea, anche se convertita da più generazioni) chiamando Hitler per nome ben quattro volte, tre nelle Centurie (II-24, IV-68, V-9) e una nei Presagi (15). Nel farlo, ricorre due volte a una leggera trasposizione di lettere, per cui Hitler diventa Hilter, e due a una sostituzione di consonante, trasformandolo in Hister. Parrebbe di intravedere in quest'ultima manipolazione l'intento di evocare per assonanza la follia isterica del dittatore.

Ma vediamo in dettaglio quel che Nostradamus dice di Hitler. Nel quindicesimo presagio lo chiama «l'indegno ornato» (ornato, s'intende, dalle insegne del potere ormai conquistato) e aggiunge che per sua causa «l'eletto primo (cioè il popolo ebraico) paventerà la grande fornace» (il riferimento ai forni crematori è evidente).2  Spiega poi nella seconda centuria l'andamento della guerra scatenata da «bestie feroci di fluviale fame» (fame insaziabile), allorquando scenderà in campo contro Hitler «la maggior parte degli altri» (gli alleati) mentre lui deporterà i perseguitati «in gabbie di ferro» (i vagoni piombati) senza che se ne accorga «nessun ragazzo di Germania» (tutti diranno infatti di non averne mai saputo nulla).3  Segue nella quarta centuria un cenno alla strategia dei «due più grandi» (Hitler e Mussolini) per la conquista dei tenitori africani e asiatici, che provocherà lutti e lamenti «da Malta alla costa ligure» (sulle rotte, cioè, delle navi sacrificate nella battaglia del Mediterraneo).4 Completano la sequenza - che però non corrisponde, secondo la consuetudine di Nostradamus, ad alcun ordine cronologico - riferimenti alla libertà tradita, allo «sbarramento navale aperto da Hitler» (il tentativo di isolare l'Inghilterra mediante la guerra sottomarina) e alla nascita di una «repubblica faschée» nell'Italia settentrionale,5 cioè una repubblica "arrabbiata" con una s di troppo, che sembra lì posta per creare un'assonanza con l'aggettivo "fascista", all'epoca sconosciuto.

In ognuna delle quartine indicate ricorre il nome di Hitler, alterato come si è detto in Hilter o Hister.

2 L'indigne orné craindra la grand fa mais e / l'esleu premier, des captifs n'en retourne./ Grand Bas du monde, l'Itale non alase. / Barb Hister, Malte et le Buy ne retourne {Presagi 1557, 15).

3 Bestes farouches de faim fleuves tranner, / plus part du champ encontre Hilter sera, / en caige de fer le grand fera treismer / quand rien enfant de Germain observera {Centurie, II, 24).

4 En lieu bien proche non esloigné de Venus / le deuxplus grands de l'Asie et d'Affrique, /du Ryn et Hilter qu 'on dira sont venus, / cris, pleirs à Malte et coste Ligustique {Centurie, IV, 68).

5La liberté ne sera recouvree, / l'occuperà noir, fier, vilaine, inique, / quand la matiére du poni sera ouvree I d'Hister, Venise faschée la republique (Centurie, V, 29).

 

Pesci elettrici e uccelli a reazione

Va rilevato che si è giunti alla comprensione di molte quartine altrimenti indecifrabili soltanto dopo il verificarsi dell'evento descritto, ma questo non ridimensiona la straordinarietà di citazioni relative a nomi e dettagli che nessuno all'epoca del veggente poteva conoscere. Molti sono in tal senso i riscontri desunti dalla storia di questo nostro secolo: a proposito del «fuoco vivo» che riduce città in polvere con «morte nascosta entro globi orribili spaventosi» (evidente premonizione dell'esplosione nucleare e della radioattività che continua successivamente a uccidere, invisibile) o dello «sputafuoco» che domina i cieli della battaglia di Francia (traduzione letterale del caccia inglese spitfiré) o dell'aereo a reazione, tecnicamente descritto come un «insolito uccello» che si muove sospinto da una «canna che respira» (il reattore, appunto) con velocità tale da «sparire in fretta all'orizzonte» lanciando intorno un sibilo lacerante {huy huy, scrive il veggente, formulando una chiara onomatopea del suono provocato dalla macchina).

Un'altra sorprendente anticipazione tecnica è quella del sottomarino, non tanto per il fatto che Nostradamus preveda l'irrompere minaccioso di un «pesce di ferro» che renderà più crudele la guerra per chi ha «la sua flotta ben distribuita per mare» (i convogli, principale obiettivo della guerra subaquea) ma per l'esplicito riferimento all'elettricità «sigillata» (etlettre enfermeé) nell'interno dello scafo. Desta particolare stupore la lessicalità incerta di quel vocabolo all'epoca inesistente, che molti hanno semplicisticamente inteso come riferimento a una lettera ([et]lettre) e non a una forma di energia che l'autore non poteva conoscere. Ma che senso avrebbe una «lettera sigillata» in un sommergibile? Si sa d'altronde che tra le tecniche adottate da Nostradamus per interdire ai profani la comprensione di certe sue profezie v'è l'uso frequente di parole trascritte in modo da poterne richiamare altre sconosciute ai comuni lettori o del tutto inesistenti, ma tali da poter acquistare un senso compiuto in futuro. (centuria II,5)

Quando dall'interno di un pesce di ferro lettera sigillata

uscirà per poi fare guerra

[chi?] avrà la sua flotta ben ramificata per mare

apparendo presso la terra latina.

 

 

II leone accecato in gabbia

Hitler con la sua spaventosa «fornace» rappresenta qualcosa di più di una semplice profezia. È uno stupefacente tentativo - uno dei più inspiegabili mai registrati nella storia della divinazione - di evocare realtà future con il loro nome. Il veggente si spinge fino a una minuta descrizione di certi atteggiamenti tipici del dittatore, evidenziandone tra l'altro la delirante smania oratoria: lo chiama «rabbiosa lingua» e «vincitore insanguinato che arringa». Ma non vanno sottovalutate,…………..

Continua…