Tratto da: Le Grandi Profezie Autore Franco Cuomo
Newton
& Compton Editori
L'enigma di
Nostradamus: terza e ultima parte
Il nuovo regno di Saturno
La lettera al re di Francia conferma quali preoccupazioni nutrisse il veggente sulla possibilità che le sue profezie
venissero interpretate correttamente, per cui si sforza di fornirne in termini
arcani
Ma ciò che realmente
interessa, in questa lettera, è la visione escatologica di Nostradamus, che
colloca la venuta dell'anticristo in concomitanza con eventi descritti talvolta
in forma ermetica, secondo il suo stile, talaltra chiaramente. Dice ad esempio
che «gli archi costruiti dagli antichi Marziali [guerrieri] si confonderanno
con le onde», lasciando intuire cataclismi analoghi a quelli previsti dalle più
svariate apocalissi: inondazioni, terremoti, città e vestigia umane sommerse. Spiega però, in termini del tutto accessibili, che
«nell'Adriatico ci sarà una profonda discordia, tale che ciò che era unito
sarà separato, e quella che prima era una grande città sarà ridotta a una
casa». Si direbbe che il profeta parli dell'attuale
situazione balcanica, della Jugoslavia un tempo unita e ora disintegrata in
comunità ostili tra loro, della sanguinosa guerra che ne è derivata, della
tragedia albanese e anche dei venti di secessione che soffiano sul territorio
padano. Dice infatti che la città di Venezia «apre le sue ali», come in
procinto di volarsene via.
In questo bacino di discordia dovrebbero manifestarsi i prodromi
degli eventi previsti dalle scritture apocalittiche: «In quel periodo e in quella contrada la potenza infernale solleverà contro la
Chiesa di Gesù Cristo la potenza di quanti si oppongono alla sua legge, e sarà il
secondo anticristo». Il primo avrebbe dovuto manifestarsi nel 1792, è detto
nella medesima lettera, nel corso di un evento «da considerare rinnovamento del
secolo», con una grande persecuzione contro la Chiesa
cristiana. Come realmente accadde nel pieno della
rivoluzione francese.
Anche
questo nemico ancora da venire «perseguiterà la Chiesa e il suo vero Vicario
con l'aiuto dei re temporali, sedotti a causa della loro ignoranza da lingue
più taglienti di spade nelle mani dell'insensato».
Specificando che sarà il vero Vicario a
essere perseguitato, Nostradamus lascia capire che il persecutore, cioè
l'anticristo, si presenterà usurpando come proprio tale titolo. Ribadisce il concetto affermando, poco più avanti, che «il
sangue dei veri ecclesiastici scorrerà ovunque».
Lo scenario prospettato dal veggente prevede dunque la
contrapposizione di due comunità religiose e la sopraffazione di quella
legittima. In questo il suo messaggio è nitido, trasparente: ci sarà ancora una
volta lo scisma, e il male assumerà il sembiante del bene, anche grazie
all'universalità delle forze che si schiereranno contro i giusti.
«La persecuzione delle genti ecclesiastiche sarà sostenuta dalla
potenza dei re Aquilonari [di settentrione] insieme agli Orientali. Tale
persecuzione durerà undici anni, o poco meno, dal momento che
capitolerà il più forte dei re Aquilonari. Dopo tale termine sopravverrà il suo
alleato Meridionale, che metterà in atto per tre anni una persecuzione ancora
più dura contro le genti della Chiesa, mediante l'apostasia predicata dal
detentore del potere assoluto nella Chiesa militante...».
Ecco dunque che al Vangelo del papa
esautorato andrà sovrapponendosi la parola dell'usurpatore, sostenuto in
pratica dai potenti della terra. È chiaramente
descritta nel testo una vera e propria situazione di accerchiamento
per «il santo popolo di Dio», aggredito da nemici provenienti da ogni punto
cardinale, salvo che dall'Occidente.
Sarebbe perciò l'America l'ultimo
rifugio, come ventilano altre profezie sui papi, per la Chiesa perseguitata?
Nostradamus non lascia capire quel che asserisce di vedere, ma dice che «sarà sparso più sangue umano di ecclesiastici
innocenti che vino». Autore di queste stragi sarà «il più terribile dei re
Aquilonari». I misfatti di quest'ultimo evocano l'affresco apocalittico di
Giovanni e dei suoi precursori biblici:
«Scorrerà come acqua per pioggia torrenziale il sangue nei
templi e nelle
pubbliche vie, si arrosseranno i fiumi più vicini [non viene
detto a che cosa, ma è evidente che Nostradamus intende riferirsi a uno
specifico luogo] e il mare si tingerà di rosso a causa di una guerra
navale...».
Alle stragi si sovrapporranno epidemie inarrestabili, carestie e
«afflizioni così grandi da non essere mai accadute dal tempo della prima
fondazione della Chiesa cristiana». Il mondo verrà
ridotto ad uno stato di primitiva desolazione e «sarà nuovamente distrutto dal
paganesimo il Sancta Sanctorum [Roma?] mentre il Nuovo e l'Antico
Testamento saranno bruciati», ma la durata di questo regno infernale sarà
relativamente breve, secondo Nostradamus, poiché «non durerà che fino alla
morte naturale» dell'anticristo.
La guerra tra le forze del bene e quelle del male non dovrebbe
quindi protrarsi oltre i venticinque anni. Il veggente lo dice esplicitamente,
precisando che in tale arco di tempo «il principe
infernale regnerà per l'ultima volta». Saranno anni terribili, nel corso dei
quali «tremeranno tanto i regni della cristianità che quelli degli infedeli...
e vi saranno spaventose guerre e battaglie, e case bruciate, saccheggiate,
distrutte con grande spargimento di sangue verginale, spose e vedove
violentate, neonati scagliati a schiantarsi contro le mura diroccate delle
città, e si commetteranno tante di quelle atrocità per mezzo di Satana che
quasi tutto il mondo sarà disfatto e devastato...».
Qui Nostradamus inserisce la profezia universalmente considerata
come un'anticipazione della moderna guerra aerea. Tale rovina, scrive infatti, sarà preceduta dal passaggio di «insoliti uccelli»
che grideranno nell'aria huy huy, come si è visto, per poi svanire
subito dopo. È difficile non riconoscere nel sibilo e nella velocità di questi
mostri alati le caratteristiche degli attuali jet da combattimento.
Il resto della profezia ricalca in termini ortodossi, seppure
permeati di riferimenti astrologici, la tradizione escatologica delle
Scritture, ribadendone la prospettiva salvifica. Dopo
le stragi e le devastazioni «sarà ripristinato un altro regno di Saturno e
secolo d'oro: Dio Creatore dirà, ascoltando l'afflizione del suo popolo, che
Satana sia legato nell'abisso del baratro, nella fossa profonda». Questo è scritto nei sacri testi, tiene a precisare Nostradamus, ma
anche «nelle cose celesti visibili, vale a dire Saturno, Giove, Marte e gli
altri pianeti congiunti».
La fine di New York
È difficile stabilire, tra le tante quartine a sfondo
catastrofico delle Centurie, quali si riferiscano
effettivamente a una ipotesi di fine del mondo e quali rientrino invece nel
"normale" succedersi di calamità e guerre, A qualcosa di molto simile a un
disastro finale fanno pensare le strofe comunemente interpretate come premonitrici
della distruzione di New York. In una si legge che «il fuoco brucerà a 45 gradi
[sono gradi di latitudine, corrispondenti con un'approssimazione minima alla
posizione geografica di New York] accostandosi alla grande
città nuova [in inglese per l'appunto new] e in un attimo
esploderà in grande fiamma sparsa». In un'altra si parla di una «grande città sull'oceano marittimo circondata da paludi di
cristallo nel solstizio invernale e a primavera», ed è questa una particolarità
delle acque stagnanti che circondano New York, rese simili a distese di
cristallo dal gelo invernale e dal disgelo primaverile. In quei mesi la città
«sarà scossa da un vento spaventoso», nel quale diversi lettori hanno
intravisto una premonizione della fine nucleare.12 Un segno
dell'approssimarsi della guerra finale può anche
intravedersi, secondo certi esegeti, nella quartina in cui si parla della
caduta del «grande muro». Il riferimento a Berlino appare manifesto, anche per
il cenno a certi «rimpianti» provocati dalla liquidazione storica del marxismo,
«messo a morte troppo in fretta»:
Prima del conflitto il gran
muro cadrà:
il grande [sarà messo] a morte troppo
presto e compianto
Nave imperfetta: la maggior
parte nuoterà.
Presso il fiume
la terra sarà tinta di sangue.13
12 Centurie,
VI, 97 e IX, 48. 13 Centurie,
II, 57.
Se il muro di cui si
parla è realmente quello di Berlino, la nave imperfetta potrebbe essere il
comunismo, che ha coinvolto molti uomini nel suo naufragio, costringendoli a
nuotare con le sole proprie forze per non affogare. Ma potrebbe anche trattarsi
dell'ONU (o comunque della società internazionale)
incapace di gestire le tensioni generate dalla rottura dell'equilibrio tra i
due blocchi.
Sono ascrivibili al contesto della
guerra paventata come preambolo di fine del mondo - ma leggibili anche a parte,
quali profezie del tutto autonome - le quartine che indicano nell'espansione
islamica il fattore forse principale della destabilizzazione mondiale, con
cenni talvolta espliciti alla minaccia integralista.
All'insorgere di quest'ultima potrebbe riferirsi la quartina (X,
72, già citata) che segnala l'avvento di «un gran re del terrore» a partire dal luglio
Per la caduta del re del Marocco il testo indica anche una data
in codice, che si direbbe molto vicina al Duemila. Nostradamus parla infatti di «anno 1607 della Liturgia», che dovrebbe
calcolarsi facendo partire il conteggio dalla seconda metà del IV secolo, contrassegnata
dall'assestamento definitivo delle regole cattoliche (Liturgia, letteralmente
'servizio' sia in favore che da parte del popolo) in contrapposizione alle
dilaganti eresie. Ma per Liturgia, visto che si parla di questione islamica, il
veggente avrebbe potuto anche intendere l'Egira, cioè
l'evento che segna l'inizio dell'era musulmana, il cui calendario si computa
dal 16 luglio del 622, data della fuga di Maometto (Egira significa appunto
questo: migrazione) alla Mecca da Medina. In tal caso la profezia dovrebbe
verificarsi nel 2229.
14 Centurie, V, 54. 13 Centurie, V, 73.
L'attacco del Grande Cammello
Riconducono al medesimo scenario di crociata islamica
contemporanea le quartine che segnalano sbarchi libici sulle coste
dell'Adriatico, terrore a Malta e saccheggi nelle isole vicine (I, 9), una massiccia infiltrazione maomettana in Francia (I,
18) e l'irrompere su per i Balcani di orde dirette ad abbeverare «il Grande Cammello»
nel Danubio e nel Reno (V, 68).
Quest'invasione potrebbe anche intendersi in senso di migrazione
etnica, com'è avvenuto da tempo in Francia e più recentemente in Italia. È
sintomatico che in un'altra quartina si dica: «gli arabi saranno alleati dei
polacchi». Se riferita al nostro tempo, infatti, la predizione parrebbe
prospettare la confluenza verso il cuore dell'Europa di masse destabilizzanti,
provenienti sia dai paesi dell'Est che dal mondo
islamico. Ma il veggente parla anche di
sangue versato in gran copia sulla terra, nella Senna e nel mare, di
popolazioni tremanti e di una battaglia presso le Alpi, nella quale il Gallo (cioè la Francia, insieme agli altri Stati europei)
sconfiggerà l'invasore. Parrebbe quindi riduttivo circoscrivere questo
conflitto di civiltà alle tensioni determinate da una difficile convivenza.
Rientrano nello stesso florilegio apocalittico la cruda
prospettiva delle persecuzioni cui saranno sottoposte,
nel corso di questa che appare per certi aspetti una guerra di conquista e per
altri un esodo destinato a sovvertire l'assetto etnologico del pianeta, le
comunità di religione cattolica o ebrea. Nostradamus parla di violenze, stragi
e spoliazione dei
«grandi templi». E ancora una volta
traspare da quanto dice un'accorata preoccupazione per la sorte del suo popolo
originario:
La Sinagoga sterile senza più alcun frutto
sarà ricevuta tra gli infedeli
La figlia del perseguitato di
Babilonia
misera e triste le taglierà le ali.16
Qui il veggente prevede una tale sconfitta per Israele da porre
la Sinagoga, ormai «sterile e senza più frutto», alla
mercé degli infedeli, che l'assorbiranno nel proprio seno. Ancora una volta,
come nella più pura tradizione apocalittica, si parla di Babilonia, che in
questo caso non è più solo un simbolo ma potrebbe di
fatto indicare il bacino del Tigri e dell'Eufrate, dove trova sostegno e forza
la minaccia di un popolo misero e infelice (forse i palestinesi), intenzionato
a «tagliare le ali» a Israele.
Questa eventualità viene altrove
illustrata da Nostradamus in termini strategici di una estrema modernità:
giunto «alla sua ultima mano» l'esercito di Alus (ovvero Saul, come si è detto)
non potrà più difendersi per mare. Verrà
contemporaneamente minacciato da un colpo di mano militare ordito «tra due
fiumi» (ancora un richiamo a Bagdad, bagnata da Tigri ed Eufrate) e messo in
crisi dal «nero irato», cioè dall'arabo.
Alla sua ultima mano il
sanguinario Saul
non potrà più proteggersi per mare:
tra due fiumi cadrà per mano militare,
il nero irato lo farà pentire.17
Un richiamo alla «città bagnata dai due fiumi» ricorre anche in
una quartina rivolta come un avvertimento al papa:
Romano pontefice guardati dall' avvicinarti
alla città bagnata dai due fiumi.
Là sputerai il tuo sangue,
tu e i tuoi quando fiorirà la rosa.18
La profezia sembra sottintendere il dubbio che eventuali
mediazioni di pace da parte del pontefice possano in qualche modo favorire
l'avversario. Se questa è la giusta chiave di lettura
bisogna dedurne che intende mettere in guardia il capo della cristianità dal
mostrarsi troppo solidale con i suoi tradizionali nemici. Potrebbero derivarne
guai tanto seri da fargli rischiare di «sputare sangue». Non attraverso le
trattative, ma contrapponendo alla forza la forza, questo travaglio di
popoli potrà infine sedarsi mediante l'intervento di
«falangi d'oro, d'azzurro e di vermiglio». Queste armate le cui insegne
ricordano i colori degli Stati Uniti, dell'Inghilterra e della
Francia, riusciranno a «soggiogare l'Africa e roderla fino all'osso».19
È un'immagine crudele, che lascia
intuire il protrarsi nei secoli di un indegno sfruttamento.
16 Centurie, Vili, 96. 17 Centurie, VI, 33. 18 Centurie,
II, 97. 19 Centurie,
V, 96. :o Centurie, I, 67.
Pietà per chi ha
fame
Nostradamus è sempre attento alle sofferenze dei popoli, per le
quali mostra una sincera pietà. Come quando descrive la «grande
carestia» che decimerà le genti di buona parte del pianeta. Decimerà, quando?
Nella quartina si può cogliere un riferimento all'attuale desolante dramma del
Terzo Mondo ma anche una più generale allusione all'eterna fame delle nazioni
meno sviluppate.
La grande
carestia che sento avvicinarsi
verrà più volte per poi divenire
universale,
così grande e lunga che si vedrà
strappare
la radice dal bosco e il pargolo dalla
mammella.
Accanto alla carestia, tra le piaghe di un futuro che sembra
sempre più identificabile in questa fine di millennio, Nostradamus ha pure
previsto un'orrenda malattia epidemica. La particolarità della profezia,
articolata su due diverse quartine, è che questa moderna pestilenza dovrebbe
insorgere - o essere insorta, se si tratta dell'AIDS, come i più tendono
a interpretare - alla vigilia del grande conflitto
finale, per essere poi debellata definitivamente al suo compiersi, allorquando
l'umanità sopravvissuta «farà rinascere il suo sangue dall'antica urna». Ed ecco le due fatali quartine:
Un anno dopo l'orribile guerra
che si prepara per l'Occidente
verrà una pestilenza così forte e
spaventosa
che [non si salverà] giovane, vecchio né
bestia.
Sangue, fuoco, Mercurio,
Marte, Giove in Francia.
Nato
sotto le ombre di
giornata notturna
sarà nel regno della bontà sovrana:
farà rinascere il suo sangue dall'antica
urna
rinnovando il secolo d'oro dal bronzo.
È del tutto evidente, nella successione delle due quartine,
l'intento di stabilire una concatenazione, come in ogni apocalisse, tra
espiazione tragica (guerra, sangue, terrore, malattia) e rigenerazione.
Morire «al solito luogo»
Nostradamus previde in maniera dettagliata la sua morte. Scrive
di suo pugno, nell'ultimo dei Presagi, che sarebbe
stato trovato «al solito luogo» dopo essere «andato a Dio»:
...trovato morto presso il
letto e il banco
da parenti più prossimi, amici,
fratelli di sangue.22
22 Presagi, 1567,141
novembre.
Così, al suo tavolo di lavoro, sito accanto al letto, venne ritrovato all'alba del 2 luglio 1566 il corpo
inanimato di Michel de Nostredame dalla moglie Anne Ponsard e dal fedele
Chavigny, discepolo e amico, legato al maestro da vincoli di stretta
fratellanza.
Lasciò ai posteri un avvertimento molto simile a quello posto da Giovanni in apertura della sua Apocalisse,
invitando chiunque leggesse i suoi versi a ponderarli «con riflessione»,
pena la maledizione dal cielo su chi si fosse regolato altrimenti:
Chi legge questi versi li
ponderi con la dovuta riflessione.
Stia lontano il volgo profano
e ignorante.
Non vi si accostino astrologi
ciarlatani, sciocchi e barbari.
Sia maledetto dal cielo chi si
comporterà diversamente.
Il destino dei figli
Si direbbe che a fare le spese di
questa maledizione sia stato per primo uno degli otto figli di Nostradamus, lo
sfortunato Michel, che tentato forse dall'orgoglio di portare lo stesso nome
del padre, volle emularne la fama, dedicandosi con superficialità e malafede
all'arte profetica.
Privo della prudenza e delle doti paterne, il giovane Michel si
lasciò andare a predizioni facilmente intelligibili, senza ricorrere a
formulazioni ermetiche, così da trovarsi privo di
giustificazioni di fronte al loro mancato avverarsi. Commise inoltre l'errore
di dispensare profezie d'interesse contingente e immediato, che non avverandosi
lo esposero al ridicolo.
Così, sconfortato e screditato pubblicamente dall'insuccesso
ricorrente dei suoi vaticini, l'incauto Michel ricorse a
un detestabile espediente. Preannunciò l'incendio di Pouzin, cittadina del
Vivarais assediata dalle truppe reali, e tentò lui stesso di provocare
nottetempo il disastro.
Fu scoperto da una ronda mentre
appiccava il fuoco alle case della periferia, pateticamente certo che
l'avverarsi dell'evento sarebbe valso a procurargli grande prestigio.
Catturato e giudicato sul posto, fu condannato a una
fine tanto infamante quanto atroce, che consisteva nell'essere legato sul
terreno e calpestato da cavalli infuriati.
Così morì, nell'indifferenza delle cronache, a
onta del grande nome che portava, Michel de Nostredame figlio, per vanità e
malintesa emulazione paterna. Nel
Diversa fu la sorte degli altri sette figli, che grazie anche
alle ricchezze lasciate loro dal padre, stimate in tremila scudi d'oro, più
credenziali di grande valore presso i potenti di
Francia, ebbero una vita rispettabile e agiata.23 Il più fortunato fu Cesare, figlio prediletto
del veggente, e perciò istruito dal padre alla consapevolezza che la più grande
grazia nella quale un uomo possa sperare è quella di non conoscere il proprio
futuro.
È per questo che
Cesare, rimossa ogni curiosità sulle scadenze del suo destino, e su quelle
degli altri, visse un'esistenza serena e colta.
Il benessere derivatogli dalle ricchezze paterne gli consentì di
dedicarsi allo studio della storia, alla poesia, alla pittura, senza trascurare
di coltivare rapporti sociali adeguati al suo censo elevato, dato che fu
console di Salon. Fu caro al re come lo era stato suo padre, nonostante
l'avvicendamento delle dinastie e la fine dei Valois, protettori di Nostradamus.
Il nuovo re Luigi XIII lo trattò con simpatia e deferenza, conferendogli
l'onorificenza di gentilhomme ordinaire della Camera. Per
colmo di fortuna, fu anche felice in amore, per quel poco che si sa del suo
riuscito matrimonio con Claire de Grignan, damigella di corte.
Nei poli estremi di questi destini - nella
tragedia dello sventato Michel e nel successo di Cesare - è forse
l'insegnamento più concreto e umano che dalla vicenda umana di Nostradamus si
possa apprendere.
23 Nostradamus ebbe da Anna Ponsard quattro maschi e quattro
femmine. I maschi furono Cesare, Michel,
Charles e Andre, divenuto frate cappuccino; le femmine: Jeanne e Madeleine,
andate spose a nobili di Salon, e Anne e Diane, rimaste nubili.