Tratto da: Le Grandi Profezie Autore Franco Cuomo
Newton & Compton Editori
4. Un «leone ruggente» contro Dio
«Con le lacrime nel cuore io chiamo tutti a
pregare. Questa è l’ora dell’Apocalisse». E uno dei centonovantacinque “appelli”
attribuiti a
Gesù Cristo (e trascritti tra l’8 settembre
1987 e il 23 ottobre
Emmanuel Milingo.
Suor Anna è stata
protagonista di fenomeni che suscitarono sensazione nel
prossimo futuro dell’umanità.
Le apparizioni avrebbero avuto
luogo in una stanza di Porta Angelica contigua all’appartamento di
monsignor Milingo, dal quale Anna sarebbe stata in precedenza guarita (soffriva di misteriose sanguinazioni fin, da
bambina) e poi consacrata nell’ordine delle Figlie di Gesù, da lui fondato.
Ha contribuito ad accreditare come
plausibili le rivelazioni di suor Anna la complessità
dei concetti teologici esposti, volti a proporre una «ripresa del culto
eucaristico tradizionale». La giovane keniota (ventitré anni all’epoca delle
prime apparizioni) è infatti di cultura limitata,
avendo interrotto gli studi per motivi di salute senza poter terminare la
scuola secondaria.
E’ interessante
rilevare che ricorrono nella sua vicenda, come in quella di Fatima, sfumati
riferimenti alla cultura
islamica. Anna è figlia di
padre musulmano
e madre cattolica. In apertura del volume li ringrazia amorevolmente entrambi.
Con molta cautela l’arcivescovo Milingo
dichiara di «non attribuire null‘altro che la nostra fede umana agli eventi
straordinari narrati nel libro
che contiene rivelazioni fatte a suor Anna Ali»; e a scanso
di equivoci aggiunge
di non essere nemmeno sfiorato dall’idea di sostituirsi al
giudizio
definitivo della Chiesa, cui si sottometterà
“incondizionatamente”.
Il Cristo fotografato a Porta Angelica
Anna non ha fotografato l’apparizione di
sua iniziativa, ma per consiglio dei suoi superiori,
dopo che ebbe comunicato loro quello che accadeva nella sua camera di Porta
Angelica. Desta profonda impressione, comunque, la
stretta somiglianza del ritratto con altre immagini ritenute sovrannaturali
del Cristo, e in specie con una foto scattata in Palestina nel 1876 — la più
antica fotografia del genere — ora
conservata negli archivi vaticani. Quel ch’è
certo è che si tratta della stessa persona, se non addirittura del medesimo
ritratto, il che potrebbe costituire, a seconda del punto di vista da cui ci
si pone, una prova a sostegno o a sfavore dell’autenticità della foto. Ma questo non sta
a noi stabilirlo. Vediamo piuttosto in che termini la
suora descrive, nel corso di un colloquio con padre Mbukanma, descrive l’entità
manifestatasi come Figlio di Dio:2
«E venuto con la
sua luce, era avvolto in un bagliore di un colore blu profondo come il cielo.
La sua presenza illuminava tutta la stanza. Aveva indosso una tunica rossa,
color del sangue, con ampie maniche. I capelli erano scuri e scintillanti».
«Che
cosa le disse quando Lo vide?»
«Mi diede un messaggio e, dietro sua
espressa richiesta, cominciai a scrivere ciò che mi diceva».
«Che
atteggiamento aveva mentre le parlava ?»
«Mi parlava con una voce colma di pietà e
fa così tuttora quando mi appare [l’intervista è del 9
settembre 1991]. Mi parla come se fosse un mendicante».
«A che
ora le è apparso ?»
«Verso le due, le tre di notte».
«Le compare ancora?A che ora?»
«Fra le due e le tre e mezza. Il mercoledì verso la mezzanotte, il giovedì nelle prime ore del
mattino».
«Non è
mai venuto di giorno ?»
«No».
«Con chi
viene ?»
«Mi appare da solo».
«Nell’apparizione
Gesù ha l’aspetto di un normale essere umano?»
«E un essere
umano. Ma è diverso. Di fronte alla sua santità ci si
sente miserabili... E un uomo di altezza media. Non è
possibile descriverlo. In sua presenza si ammutolisce, ci si
sente persi».
«Quando le appare è triste, gentile, serio, felice?»
«Quando dà dei
messaggi ha una voce colma di pietà, quindi è triste, ma la sua è una tristezza d’amore. A volte piange
lacrime di sangue».
«Perché piange?»
«E molto
addolorato per il modo in cui lo trattano quelli a cui Lui ha affidato le anime. Alcuni lo insultano durante l’eucarestia e vogliono distruggerlo proprio in quella
sede... E triste anche a causa della vita spirituale dei suoi
consacrati...».
«Come si
è sentita la prima volta che ha visto Gesù?»
«E difficile da
spiegare. Mi sentivo in uno stato di torpore».
«E
quando Gesù se ne andò ebbe paura oppure si sentì
felice?»
«Ho continuato a pensare a Lui. Né triste né contenta. Pensavo».
«Gesù
viene ancora da lei? In quali giorni?»
«Viene ancora. Di giovedì, di notte».
«Che cosa dice ogni volta?»
«Mi chiede spesso di pregare per coloro ai
quali ha affidato le anime, i preti...».
«Quanto
dura il vostro colloquio?»
«Non saprei. Quando è qui vengo avvolta dalla sua santità, e quando va via ci metto un
po’ a tornare in me. Non sono in grado di spiegarlo meglio».
L’ora di Satana
La profezia apocalittica di Porta Angelica
s’incentra sull’ ipotesi di una catastrofe analoga a
quella preannunciata dalla Madonna nelle apparizioni di Fatima e
Il suo intento salvifico si scontra tuttavia
con una situazione di tale degrado che Lui stesso incontra difficoltà a
governarla.
«Vengo crocifisso
e insultato, bestemmiato e rinnegato, eppure continuo ad amare... Riverso
lacrime e sangue sull’umanità. Come un mendicante chiedo
meditazione e consolazione del male...».
Ma l’appello non sortisce a tutt’oggi effetti, lamenta il Cristo:
«L’umanità mi tradisce come Giuda e porta
le anime a inseguire amori colpevoli come il denaro,
fino alla perdizione. Satana ha annerito gli spiriti che già si erano rivoltati contro se stessi. Il male si contorce come
un serpente mostruoso che inconsciamente avvolge le anime... E l’ora di
Satana... Il demonio ha imprigionato le anime» (8
settembre 1987).
Né il dominio infernale si limita all’umanità profana. Il
diavolo si è infiltrato, come avevano del resto anticipato le più raggelanti
profezie mariane, nel seno stesso della Chiesa. Mescolandosi ai preti «sta
facendo di tutto affinché venga abolito il sacrificio
della messa».
La profezia ricalca con una certa fedeltà
lo scritto apocrifo del “terzo segreto”, che da questi riscontri recupera una
parziale attendibilità. «Ci saranno grandi prove», dice Gesù a suor Anna.
«Cardinali contro cardinali, vescovi contro vescovi.
Satana camminerà tra le loro file come in un branco di lupi affamati. Ci
saranno dei cambiamenti... Ciò che è corrotto perirà
e non ritornerà mai più alla luce» (24 settembre 1987).
Sopraggiunge dunque «l’ora del pericolo».
Il messaggio avverte con esplicito sgomento che «il primo colpo è vicino» e che
«il sottile filo che separa il mondo dal baratro sta per spezzarsi». Intorno
«tutto è silenzioso, immobile come se l’Onnipotente non esistesse». Dal suo
canto «la giustizia divina è pronta ad agire». Quando?
E Cristo stesso a chiederselo: «Sarà forse tra qualche
mese? O un anno?». L’impresa è «talmente difficile»
che stenta a darsi una risposta. Deve ammettere che «solo il Padre Eterno lo
sa».
Ma se non sa quando
avverrà, il Figlio sa bene quale sarà, se non potrà essere evitato, il castigo:
«Un fuoco improvviso scenderà su tutta
Verranno «tempi peggiori del grande diluvio», prosegue la predizione. «Il cielo sarà
coperto da una densa nebbia e la terra sarà scossa da terribili terremoti che
faranno aprire profondi abissi, ingoiando città e province [21 novembre
1987]... Abissi, montagne e lava fiammeggiante
inghiottiranno interi villaggi. Ci saranno elettroesecuzioni,
mari in tempesta, suicidi, droghe, malattie [22 novembre 1987]... Il mondo
attuale è peggio di Ninive... E una catena di scandali, una palude di
fuoco, di letame, di fango...».
L’Italia dei traditori e delle spie
La profezia riserva toni particolarmente
afflitti al destino dell’Italia, «paese prediletto da Dio». La sua gente
«soffrirà grandi sconvolgimenti e sarà purificata da una grande
rivoluzione; solo parte di essa sarà salvata». Il Cristo di suor Anna ricorda
anche le brigate rosse e parla di una loro infiltrazione nel governo, inteso
evidentemente nel senso lato di classe dirigente, ma palesemente allude anche
agli intrighi istituzionali: «Molte spie e traditori rinnegano la loro madrepatria».
Sottolinea pure che «la corruzione ha raggiunto il
limite [il messaggio è del 25 ottobre 1987, di molto antecedente all’inchiesta
Di Pietro] e in Italia ci sarà una rivoluzione politica». Forse è già accaduta, forse si riferisce ai contraccolpi di
tangentopoli.
Sono comunque
questi gli scenari sul cui sfondo «l’Italia verrà storpiata dagli assassini» e
«la Chiesa schiacciata con l’orgoglio della violenza» (18 ottobre 1987).
In attesa che ciò accada «Roma si sta preparando a essere distrutta dal crescere di una coscienza atea». Tra
intrighi e ambiguità «i romani stessi tradiranno Roma e tutta l’Italia».
E intuibile che nel lessico profetico «i
romani» non stiano a indicare la popolazione di Roma,
ma la classe politica, che appunto è concentrata nella capitale; e anche il
clero infedele, il cui tradimento è tra le note più dolenti del messaggio.
Costante è il riferimento
all’infiltrazione di Satana in Vaticano —
sia pure attenuato da omissis
— e
all’opera di sacerdoti infedeli, che trafugano dai tabernacoli le ostie, per
le messe nere, aderiscono a conventicole diaboliche, profanano il sacramento
dell’eucarestia. In tutta chiarezza il Cristo di Porta Angelica vaticina: «Il
diavolo distruggerà la parte migliore dei mio gregge...
I miei consacrati, che hanno
perso tutto l’amore, non fanno altro che insultarmi e sputarmi addosso». Parla
poi di un «leone ruggente» che avanza contro la Chiesa e di un «rosso
Lucifero», che alla testa delle sue legioni si appresta a gettare scompiglio
nel popolo di Dio (primo novembre 1987).
Egualmente severo è il giudizio su di un tessuto sociale deteriorato dall’indegnità dei leader, sui
quali ricadrà la responsabilità di avere lasciato che le leggi delle nazioni
spezzassero la legge divina (12 novembre 1987). Vengono
chiamati in causa dalla profezia ministri e magistrati. L’avvertimento per
questi ultimi è categorico: «Se non fanno penitenza e non affrontano le loro responsabilità periranno uno dopo l’altro» (8 ottobre 1987).
Colpisce che nei loro confronti l’oracolo abbia ritenuto
di dover muovere un richiamo così specifico, al di là di quanto previsto dal
più generale monito all’umanità intera.
«Come un bambino spaventato...»
Nella sua «sete di anime»,
alimentata dall’angoscia di una pena che non vuole infliggere ma che non è
certo di poter impedire, il Cristo fotografato a Porta Angelica è «come un
bambino spaventato che viene a chiedere consolazione». E lui
stesso a dare di sé questa sofferta immagine. Agonizza di fronte a ogni anima che gli sfugge «come un cacciatore che si
lascerebbe ferire a morte per attirare la sua bramata preda».
Implora da suor Anna quella pietà che altri
gli negano. Le chiede, certe notti, di non dormire: «Veglia con me, ho bisogno
della tua compagnia. Immergiti nella somma contemplazione... Questa è la mia
difficile ora tenebrosa... Dedica del tempo al mio amore nel mio sacramento...
Lascia che io ti usi, abbandonati a me senza pensare a ciò che ti accadrà...» (8 settembre 1987).
Si apre, nel dirle questo, alle più intime
confessioni, come fosse lui l’umano e lei la deità:
«Io amo e aspetto giorno e notte nel mio tabernacolo di poter abbracciare
tutti... Fra i veli del mio tabernacolo continuo a
guardare, ma nessuno viene a farmi visita» (16 dicembre 1987).
In tanta solitudine matura, insieme
all’ineluttabilità del castigo, una soluzione salvifica che va oltre le vie di
scampo fino allora prospettate. Per la prima volta nella
tradizione delle profezie apocalittiche, infatti, il Cristo di suor Anna tiene
a dire che il suo avvertimento «non è un ordine di
condanna per il mondo intero» (5 dicembre
1987).
Chiarisce, in altre parole, che il
cataclisma non comporterà sterminio indiscriminato, com’era stato lasciato
intendere altre volte. Al contrario, anche nella calamità più rovinosa «le
anime giuste non avranno nulla da temere, perché verranno
separate dagli empi e dagli ostinati, saranno salvate» (18 settembre 1987).
Suggella questa promessa con
un’affermazione che in linguaggio laicale potremmo
definire garantista:
«Nessuno va all’inferno senza il proprio
consenso» (9 ottobre 1987).