Tratto da: Le Grandi Profezie  Autore Franco Cuomo

Newton & Compton Editori

 

I numeri della Grande Piramide   Seconda e ultima parte

 

I sotterranei dell'apocalisse

 

L’itinerario profetico della Grande Piramide investe un arco di tempo che va dalla creazione alla fine del mondo. E rapportabile a date preci­se poiché il “pollice polare” non è soltanto una unità di lunghezza, come il cubito, ma di tempo, computabile nel volgere di un anno. Il che consente di redigere una cronologia connessa agli spazi, tenendo soprattutto conto della distanza tra determinati punti epocali.

Così, se si percorre per esempio il corridoio discendente dall’ingres­so alla camera sotterranea, che corrisponde al degrado dell’umanità dopo la caduta di Adamo, si raggiunge un livello di decadimento finale che prelude al «secondo avvento del Cristo». Il calcolo dei pollici-anni lo colloca poco al di là del Duemila.

Allo stesso modo, se si percorre in salita la galleria corrispondente all’età evangelica, prosecuzione di quella biblica dopo il «primo avvento del Cristo», si raggiunge l’Anticamera della Rivelazione, oltre la quale c’è la Camera del Re, nella quale si compie la rinascita spirituale degli eletti.

Naturalmente, il calcolo degli anni si spinge al di là di queste astra­zioni, individuando pretesi riscontri che di volta in volta si connotano come momenti di crisi o di ripresa. Quali ad esempio, nel nostro secolo, il 1914, il 1929, il 1936, il 1938, per quanto concerne la serie nefasta (prima guerra mondiale, crollo dell’economia americana, guerra di Spagna e aggressione italiana all’Etiopia, impotenza delle democrazie e inizio dell’espansione hitleriana, nuova vigilia di guer­ra), il 1945, il 1953, il 1963, per quel che riguarda la rinascita (fine della seconda guerra mondiale, fine della guerra di Corea, accordo Usa-Urss contro la proliferazione nucleare). Si è fatto inoltre rilevare che il 1945 e il 1953 corrispondono alla morte dei due dittatori più sanguinari d’ogni tempo, Hitler e Stalin, indicati entrambi come l’an­ticristo.

Una decisiva ripresa per l’umanità si sarebbe dovuta avere, secondo le profezie tratte dalla piramide, a partire dal 1981, anno nel quale sarebbero state poste le premesse (non necessariamente palesi) per l’avvento di un «nuovo regno dello spirito». Ma stranamente il 1981 è l’anno dell’attentato al papa.

Completano il vaticinio sul «nuovo regno» previsioni secondo le quali esso prenderà forma verso la fine del millennio, per poi consolidarsi entro il 2025. Le date farebbero pensare a quella crescita di spi­ritualità di cui si attribuisce comunemente il merito alla incipiente era dell’Acquario o, più realisticamente, a certi contraccolpi emotivi delle pulsioni millenaristiche in atto. Segnali di conferma in tal senso potrebbero con qualche sforzo intravedersi nella diffusa crescita di religiosità (cui fa però da contraltare un eguale aumento di aggressi­vità, violenza e decadimento civile) o anche nei fenomeni accomunati sotto la generica etichetta di new age, mai del tutto chiarita nella sua reale identità e nei suoi scopi.

Altri sostengono che l’evoluzione dovrebbe richiedere un arco di tempo più lungo, tra il 2010 e il 2090.

Quanto al messaggio escatologico della Grande Piramide, i pareri di coloro che si sono sforzati fin qui di decifrarlo sono discordi. Il più pessimista è l’inglese Thamson, che fissa al Duemila il termine di «quella lunga favola che si chiama storia». Il più ottimista è Ruthe­ford, che lo procrastina fino al 2979, praticamente di mille anni.

Ma come per ogni altra apocalisse, esiste anche per le rivelazioni desunte dalla piramide la possibilità di un’interpretazione salvifica. La fine dei tempi potrebbe significare — e non mancano i sostenitori di questa tesi — la fine di un ciclo e l’apertura di un altro, con nuovi avventi del Messia e altri prodigiosi segni di rigenerazione.

 

 

Dal «pozzo del riscatto» al numero fisso pi greco

 

Aiuta a comprendere questo intreccio di previsioni, articolate su fasi alterne di decadimento e di progresso, una lettura sommaria della mappa elaborata da Piazzi Smyth e sviluppata nei dettagli dai suoi epigoni.

 

 


Si entra nella storia dopo il diluvio [1] per un corridoio discendente [2] che porta, come si è detto, alla depravazione ultima (e alla condan­na) dell’umanità. Questa si esprime attraverso un breve corridoio oriz­zontale [3] che conduce all’avello [4] nel quale dovrà compiersi una nuova rigenerazione messianica, indicata come «secondo avvento del Cristo». Coloro che non si lasceranno redimere periranno in un angu­sto corridoio sotterraneo [15], detto nella toponomastica iniziatica di Morton Edgar della «seconda morte», che dall’avello non conduce in nessun posto. I redenti potranno invece iniziare la faticosa risalita su per il «pozzo del riscatto» [13] e raggiungere, dopo una sosta nella grotta che simbolizza l’espiazione [14], il livello della «perfezione umana», corrispondente al piano in cui è la Camera della Regina [7].

Ma non è questa la sola via di salvezza. Non è detto che l’umanità intera debba raggiungere il più infimo degrado per poi essere redenta. Le è data in età patriarcale, durante la fase iniziale della discesa, la possibilità di mutare percorso imboccando il «corridoio della legge ebraica» [5], che conduce al nodo storico essenziale della nascita di Gesù. Da questo punto gli uomini potranno proseguire in salita per il «corridoio della legge evangelica» [8] o Gran Galleria, dalle alte volte spaziose, fino al livello della «perfezione spirituale», dov’è la Camera del Re [11], oppure procedere orizzontalmente verso la Camera della Regina, lungo il corridoio angusto ma sicuro della «nuova alleanza» [6].


Nella Camera della Regina si compie l’era cristiana. In quella del Re si compie l’edificazione finale dell’uomo e il suo riposo. Per accedervi si deve superare il Grande Scalino [9] e passare attraverso l’Anticamera della Rivelazione [10], detta anche «del triplo velo». Oltre la Camera del Re, nei vani ad essa sovrapposti [12], ha inizio la «ricostruzione».

Non hanno significato esoterico i canali di ventilazione [16], che dall’esterno raggiungono la Gran Galleria, l’anticamera e le camere del Re e della Regina. Ne hanno invece la disposizione geometrica dei locali e dei corridoi, gli angoli e le intersezioni tra i diversi pas­saggi, le circonferenze che delimitano determinati punti.

Significativa è la linea ideale che individua all’esterno della pirami­de i momenti della creazione e della caduta di Adamo: si tratta in pra­tica di una perpendicolare che precipita verticalmente dal livello della «perfezione umana» alla polvere terrestre, sul perimetro dell’edificio. Significativa è anche la griglia che inquadra in un’arcana successione di quadrati i diversi momenti del percorso. Significativa è infine la constatazione, da parte dell’inglese John Taylor, studioso delle analo­gie geometriche con il tempio di Salomone, che. l’altezza della pira­mide di Cheope (146 metri) corrisponde al raggio di un cerchio la cui circonferenza (916,88) è uguale, con uno scarto minimo, al perimetro del quadrato di base (920).

Per valutare la circonferenza del cerchio inscritto nella piramide si moltiplica il raggio per due e per il numero fisso pi greco (7t) ovvero 3,14:

146x2x3,14=916,88

Per il perimetro del quadrato di base si moltiplica il lato (230) per quattro:

230 x 4 = 920

Lo scarto è poco più di tre metri su poco meno di un chilometro. Non scalfisce l’ipotesi, cara a tanti egittologi di orientamento teosofi­co, che le misure della Grande Piramide comprendessero il segreto, tra tanti, della quadratura del cerchio.

 

 

Il dio del “disco luminoso”

 

La presenza di una marcata vocazione apocalittica nella cultura reli­giosa egizia è dimostrata non tanto dal paradigma profetico della Grande Piramide — che rappresenta comunque il risultato di una proiezione intellettuale moderna, seppure riferibile a dati millenari —quanto dal tono e dai contenuti espliciti di certi sacri testi, per lo più trascritti su papiri funerari.

Esemplare in tal senso è la secca rivelazione di un disegno distrutti­vo finale da parte del dio solare Aton, il cui nome significa “disco luminoso”, abitualmente raffigurato come un astro i cui raggi termi­nano con delle mani protese. Dice Aton, riproponendo immagini per certi aspetti analoghe agli scenari di altre apocalissi, che intende distruggere tutto ciò che ha creato con il suo calore.

«Questa terra andrà nel cielo, tornato ad essere oceano come in ori­gine era». Così comunica il dio, evocando in questo modo il mito del diluvio, comune a molte altre religioni. La profezia, come testimonia il papiro su cui è riportata, risale al XIX secolo avanti Cristo, oltre un millennio prima che iniziasse la stesura della Bibbia.

L’enunciazione apocalittica acquista toni di profonda speculazione filosofica nel più noto papiro Anana, redatto da uno scriba del XIV secolo, che fornisce insegnamenti utili a una pratica elevata della divinazione. Lo scriba si rivolge alle generazioni future esortandole a leggere il suo messaggio, dal quale traspare la consapevole certezza che passato e futuro siano, come nell’itinerario profetico della Grande Piramide, strettamente connessi:

 

[...] Leggetelo, voi che lo troverete nei giorni non ancora nati, se i vostri dèi ve ne avranno dato la capacità. Leggete sul futuro, o figli, e imparate i segreti del passato che per voi è così remoto, mentre la verità è così vicina.

 

Spiega che la vocazione profetica è correlabile alla reincarnazione, che attraverso le vite vissute fornisce nuove chiavi di approccio al futuro:

 

Gli uomini non vivono solo una volta per poi scomparire per sempre. Vivono molte volte in luoghi diversi, e non soltanto in questo mondo. Tra ciascuna vita e l’altra c’è un velo di oscurità, ma le porte verranno aperte alla fine per mostrarci tutte le camere attraverso le quali i nostri piedi hanno vagato...

 

Conclude sottolineando con spirito apocalittico la necessità che il mondo finisca perché l’uomo possa finalmente accedere alla verità:

 

La forza del tempo invisibile legherà lungamente le anime dopo che il mondo sarà morto. Ma alla fine tutti i tempi passati si riveleranno.

Fine…