Renè Laurentin

 

DIO ESISTE  ECCO LE PROVE

 

PIEMME POCKET

 

LE SCIENZE ERANO CONTRO DIO.

OGGI CONDUCONO A LUI. PERCHÉ?  Parte prima

 

1. UN CAPOVOLGIMENTO STORICO

 

Durante il XIX secolo e all’inizio del XX la scienza era contro Dio.

 

Quando l’Inquisizione tradiva Dio

 

Questa battaglia aveva delle ragioni culturali e socia­li. Ci si era serviti troppo di Dio per scopi umani. Se n’era fatta una caricatura, presentandolo come un su­pergendarme. Gli ecclesiastici del Medioevo avevano dato vita a una istituzione ambigua: l’Inquisizione. Essa voleva proteggere la fede, preziosa e fragile, ma si era trasformata in apparato ideologico e in potere coerciti­vo, sino a volgere le spalle alla libertà e alla trasparenza necessarie per cercare la verità. Faceva bruciare gli ere­tici e le streghe per proteggere i credenti. Utilizzava mezzi cattivi (torture e altro) per un fine buono: del tut­to in contrasto con la morale. Credette necessario far tacere Galileo, che aveva scoperto la gravitazione degli astri. Egli, infatti, diceva che non è il sole a girare intor­no alla terra, da levante a ponente, bensì la terra intor­no al sole.

Gli inquisitori condannarono questa scoperta in no­me dell’infallibilità della Bibbia. Dicevano: il libro del­l'Esodo racconta di come Mosè fermò il sole. Dunque Galileo va contro la parola di Dio!

Gli inquisitori non compresero che la Bibbia si espri­me spesso in linguaggio poetico, con delle immagini. Essi imponevano una interpretazione letterale del testo, e si credevano in diritto di reprimere quella ricerca at­traverso cui passava il futuro della civiltà. Da qui, un legittimo contrattacco delle scienze per conquistare il loro spazio di libertà.

 

 

La secolare battaglia della scienza

contro la religione

 

Ci fu un’aspra battaglia, durata diversi secoli. La Chiesa e il suo Dio divennero il nemico numero uno dell’intellighenzia moderna. Il Creatore della libertà umana sembrava esserne divenuto il carnefice. Il Dio di verità veniva visto come un ostacolo al progredire di questa, e come il garante dell’ipocrisia. La scienza moderna passava di successo in successo, coerenti e omogenei fra loro. Chiariva gli enigmi: l’arcobaleno, l’e­lettricità, la gravitazione. Finì così per acquisire un be­nefico dominio sul mondo. Questo trionfo alimentava la sua battaglia.

Non è Dio, è la scienza che risolve i problemi del­l’uomo — dicevano i razionalisti. La religione paralizza il progresso. La liberazione umana passa attraverso la morte di Dio.



Dalle conquiste scientifiche all’ideologia scientista

 

All’inizio del nostro secolo, i primi spettacolari suc­cessi della scienza — l’elettricità, l’aeronautica — diedero corpo alle speranze più ambiziose. In prospettiva, le conquiste parevano essere illimitate. Lo scientismo, che ebbe il suo apogeo all’inizio del XX secolo, si fonda­va su queste convinzioni:

 

a) Dio è inutile. Lo sostituisce la scienza, che sta per darci una conoscenza perfetta di tutte le cose, una loro spiegazione esaustiva; sarà essa a risolvere tutti i proble­mi.  Eliminerà ogni male. La guerra e la morte scompa­riranno dal mondo reso libero. Dio è morto, e l’uomo comincia a vivere. E lui il Dio dell’avvenire.

 

b) La scienza prenderà il posto della religione — di­ceva Renan, padre dell’ideologia scientista. Solo essa è in grado di migliorare l’infelice situazione dell’uomo qui sulla terra (L’avenir de la science, pubblicato nel 1890).

 

L’ideologia degli scientisti non era migliore di quella degli inquisitori, né meno autoritaria. Era solo più radi­calmente illusoria.

Il progresso scientifico servì grandi cause, ma non so­lo: ad esempio, servì anche la causa del colonialismo e, spesso, anche quella dello schiavismo. Quando oggi ri­leggiamo le sue vane promesse, ci viene da sorridere.., o da piangere.

No. La pace non si è fatta trovare all’appuntamen­to con la scienza, e se la vita degli uomini è diventata un po’ più lunga, la morte non è però scomparsa. Nel nostro mondo, reso ricco dal progresso non ci sono meno poveri. Al contrario, sono più numerosi. Non c’è meno violenza, dal momento che essa diffonde i suoi bagliori usando mezzi mai visti prima. L’uomo sprofonda nel non-senso con la droga, la liberazione sessuale, l’apologia dell’omosessualità, le tirannie, le mafie, che proliferano. La storia del mondo è, più che mai, un problema... ed è un combattimento spiri­tuale.

L’avventura dello scientismo descrive quella del peccato originale. Il racconto biblico della Genesi (3, 1-20) è svolto in modo poetico. Non offre infor­mazioni storiche o scientifiche, ma rivela una verità più profonda: sorprendentemente umana, sempre più attuale. Adamo (cioè: l’uomo in ebraico) desiderò il frutto proibito che gli dava «la conoscenza del bene e del male» (Genesi 2,9. 17; 3,5.22), cioè la scienza totale, che ne avrebbe fatto un dio, che lo avrebbe re­so uguale a Dio, ma senza più rapporto con Lui. Ada­mo si pose contro Dio, che si trattava non solo di uguagliare, ma di soppiantare. Oggi si sta forse rivi­vendo quell’esperienza che sta agli albori della storia? Se ne può discutere. Ma, intanto, giunti all’alba del nostro secolo, lo scientismo ha creduto che i suoi me­todi trionfanti stessero per dargli la conoscenza del bene e del male. «Il bene e il male»: questi due estre­mi stanno a significare, nel linguaggio semitico, la to­talità. In questo caso, la scienza universale come solu­zione di tutti i problemi.

L’illusione di Adamo è un mito? In ogni caso, essa divenne il sogno dello scientismo. Non è che la scienza sia un frutto proibito o velenoso, ma è un frutto ambiguo: un umile frutto, che si può utilizzare per il meglio come per il peggio. Occorre rilevarne i limiti.

 



Un tornante storico

 

La scienza dall’inizio del secolo ha mutato atteggia­mento. Non sostiene più di essere sul punto di com­prendere adeguatamente ogni cosa, né di poter risolve­re tutti i problemi; si scontra con un gran numero di misteri che oltrepassano, a ogni livello, l’intelligenza umana: la vita, l’uomo e il suo destino.

I nostri robot, pur degni d’ammirazione, non sono che giochi da ragazzi se messi in confronto col più pic­colo degli esseri viventi.

Ora la scienza lo sa. Essa credeva di trovare, un gior­no, la risposta a tutto, grazie a un sistema semplice e perfetto. E diventata, invece, un’umile cercatrice, che avanza nella foresta del mistero.

Certo, la scienza moderna è un’invenzione ammire­vole. Limitandosi, asetticamente, a constatare le realtà visibili, verificabili, misurabili, traducendo la realtà stes­sa in cifre coerenti, essa comprende e governa il mecca­nismo della natura. Leggere il mondo in cifre, permette di dominarlo. Essa abolisce le distanze grazie alle tele-comunicazioni; la gravità con la navigazione aerea e la messa in orbita delle astronavi; l’indigenza con l’abbon­danza.

Ma quanto detto non esaurisce la realtà e neppure i suoi meccanismi, e il mondo non svela un segreto pro­fondo: la sua esistenza. Perché esiste tutto quel che esi­ste, anziché esserci il nulla? E chi dà l’impronta alla vi­ta, così coerente, così capace di autoregolarsi e di rin­novarsi?

La scienza ha indagato il come, ma non dice nulla sul perché. L’intelligenza inaudita che presiede l’ordine del mondo, meraviglia ogni volta di più: la scienza del Creatore ci oltrepassa.

Continua….