Le stigmate
di Flavio Ciucani
"Il mondo più non mi vede: ma voi mi vedete, perché io vivo e
voi vivete" (Giov. XIV, 19-20)
I segni nella storia
Nei libri di storia vengono raccontate le gesta degli uomini nel
loro processo di civiltà e vengono dati giudizi dei fatti e degli
avvenimenti per far capire e dare una ragione dell’accaduto,
mostrando le cause, a giudizio del cronista che racconta, che sono
all’origine degli stessi accadimenti. Lo storico, per sua natura,
deve essere attento ai "segni" che si appalesano per dare un senso
logico a dei fatti che sembrerebbero non motivati. Quando per
esempio nel fine Ottocento si propagano idee nazionaliste e i
governi si dedicano ad alimentarle e ad ammassare armi negli
arsenali, resta facile alla maggior parte degli osservatori dedurre
che si sta attivando un processo di odio e risentimento foriero di
guerra e morte. Certamente il cronista, libero di scegliere, può
essere d’accordo sulla soluzione finale o contrario; quello che
conta è che i segnali, i "segni", sono stati visti e analizzati.
Colui che è a favore del conflitto, per restare all’esempio,
dimostra che gli avvenimenti hanno avuto il loro logico corso; lo
storico pacifista insiste nel condannare i responsabili della guerra
come persone cieche che non hanno saputo valutare i segnali di
pericolo. Questa regola fondamentale per un leale giudizio storico
non viene sempre applicata. Nel campo dei movimenti spirituali e
religiosi, che sono anch’essi gesta di uomini, l’analisi dei segni
viene completamente a mancare. La cosa più grave è dovuta al fatto
che questa carenza sia di quasi completo appannaggio proprio di
coloro, cristiani, che credono che nella storia dell’uomo intervenga
Dio stesso con il mezzo della divina Provvidenza. Credo che Caterina
da Siena sia l’unica eccezione, che conferma la regola, in cui si
riconosce, da alcuni storici, pochi per la verità, che l’intervento
spirituale possa aver influito sulle decisioni pubbliche. Ma anche
su Caterina dovremo ritornarci per analizzare di quale reale natura
sia stato il suo segno.
Il mondo dello Spirito
Quando si parla di mondo spirituale ad ognuno di noi appare nella
memoria un’immagine del tutto personale: questo dipende soprattutto
dagli studi, dalle conoscenze, dall’educazione, dall’ambiente in cui
si vive o si è vissuto. Al solo udire il nome della Madonna, o dei
Santi, la nostra mente evoca personaggi più o meno eterei, più o
meno colorati, in atteggiamenti e in posti particolari; e queste
figure sono differenti per ognuno di noi. La stessa cosa avviene
quando pensiamo al "Cielo", come per esempio quando imploriamo il
Signore con la preghiera di Gesù: "...Sia fatta la volontà tua, come
è in Cielo così pure in Terra." Ma dove sta il Cielo? Come ogni
orante lo immagina mentre prega? Anche la stessa fede, nella pratica
comune, assume significati ed aspetti differenti. Per meglio
affrontare l’argomento dei segni che ci provengono dal mondo
spirituale, è necessario chiarire le basi sulle quali poggia il
nostro ragionamento.
Prendiamo tra il pollice e l’indice una matita e, con il braccio
teso, la poniamo di fronte a noi. Gli occhi immediatamente "mirano"
la matita, ne "determinano" la sagoma e la grandezza e quindi
"ammirano" la forma, i colori e i particolari. Se però agitiamo la
matita, sempre più velocemente, creando, per esempio, un movimento
di 180 gradi da destra a sinistra e viceversa, i nostri occhi non
riusciranno più a "mirare" la matita per l’eccessiva velocità; la
sagoma che prima era decisamente nitida ora è evanescente e dai
dubbi contorni. E che cosa saremo in grado di ammirare? L’immagine
che coglierà il nostro sguardo sarà quella di una specie di
ventaglio dalla consistenza evanescente, decisamente trasparente,
dai colori assopiti e i cui particolari sono difficilmente
apprezzabili. Dunque la nostra vista non può percepire tutta la
realtà: questa infatti cade sotto il senso visivo solo se la sua
vibrazione è tale per essere "mirata, determinata e ammirata"
dall’occhio umano. Anche a livello di fisico avviene la stessa cosa:
basti pensare ai diversi stati fisici dell’acqua e le diverse
percezioni della vista. L’acqua allo stato solido, quando è
ghiacciata, è mirata, determinata e ammirata in maniera differente
da quando diventa liquida a quando evapora e scompare dalla nostra
visione.
Paolo di Tarso, nel definire l’Uomo, afferma che costui è la
combinazione di un corpo materiale, di uno etereo e di un corpo
spirituale. Senza addentrarci qui sulla differenza tra corpo etereo
e corpo spirituale, ci interessa sottolineare come il mondo
materiale, già per definizione dell’apostolo, sia un tutt’uno col
mondo spirituale, uno nell’altro o, se preferiamo, l’altro nell’uno.
Quindi quel mondo impalpabile, impercettibile dai nostri sensi, è
qui, è al nostro fianco, intorno a noi, o dentro di noi. Siamo
immersi in esso, ed esso ci contiene, ma nello stesso tempo ognuno
di noi è un contenitore del mondo spirituale. L’armonia del creato
sta proprio in questo: un rapporto ordinato, armonico,
vibrazionalmente all’unisono tra mondo materiale e mondo spirituale.
Il rapporto tra mondo spirituale e mondo materiale è paragonabile
alla relazione esistente tra il respiro e il corpo: essi sono
inscindibili e l’esistenza dell’uno implica quella dell’altro,
l’armonia e il benessere del primo determina o è determinato dalla
concordanza del secondo.
L’armonia nel Creato è fondamentale e necessaria. Pensate solo ai
danni causati dall’uomo sul piano dell’ecologia nel momento in cui
l’uomo stesso ha creato disarmonia e non ha rispettato quelle regole
fondamentali che invece la natura osserva. Pensate ad un
ingranaggio: sono praticamente due ruote dentate che girano in stato
di dipendenza l’una dall’altra. Se una ruota è più grande girerà più
lentamente di quella più piccola, la quale per rispettare la
velocità e la vibrazione della prima affretterà il suo passo per
essere in armonia con la maggiore. Ora se una delle due ruote non
"vibrasse" all’unisono con l’altra, si verrebbe a creare disarmonia,
stridore, crisi e possibile rottura con danni irrimediabili.
I segni del Cielo
La storia ci parla di santi, donne e uomini, che attraverso la
mortificazione dei sensi materiali, le opere pie e giuste, la
preghiera e la meditazione sono riuscite ad ascendere a quel mondo
invisibile ma reale. Ma la cosa da spiegare è che molto spesso i
soggetti, per esempio, delle apparizioni mariane, non fanno parte di
questa categoria; anzi soventemente essi sono persone normali, non
dedite necessariamente ad una vita di penitenze e di meditazione.
Allora è chiaro che in questi casi non c’è l’anelito, la pressione,
la volontà, il desiderio di un contatto col mondo spirituale, ma
l’incontro è stato deciso da altri! Perché?
Se ben analizziamo gli eventi straordinari, che siamo soliti
definire "eventi soprannaturali", come apparizioni, stigmatizzazioni,
lacrimazioni e altro, essi si verificano in periodi di gravi crisi
sociali, o di importati cambiamenti, o le abbiamo spesso osservate,
di recente, prima di grandi e sanguinosi conflitti. È evidente che
questi eventi, di per se stessi, sono già il segno di una crisi di
quell’armonia del Creato che abbiamo definita necessaria e
fondamentale. Sono come campanelli di allarme, una sirena di
emergenza. Il mondo spirituale si fa vedere e sentire per avvertire
il mondo materiale che l’equilibrio si è rotto o che sta per
spaccarsi. L’avvertimento a riprendere la vibrazione giusta, a
correggersi, a cambiare marcia, "convertirsi".
Questi segni sono comprensibilissimi e non possono non esserlo.
Quando andiamo per strada, soprattutto per chi è alla guida di una
macchina, e vediamo un segnale stradale, immediatamente capiamo il
messaggio che quel segnale intende darci. Infatti è assolutamente
necessario che un segnale, per essere tale, debba essere subito
capito. Se fossi costretto a decifrare ciò che mi si vuol dire, non
necessariamente con elucubrazioni mentali filosofiche e logiche, ma
solamente forzato per un attimo a scoprire l’arcano significato di
un segnale di stop, mi troverei già coinvolto in un incidente, se
tutto va bene. Lo stesso varrebbe se il messaggio fosse mescolato
con inutili e ridondanti ghirigori i quali lo possono nascondere o
confonderne la visione. Se queste considerazioni valgono per
messaggi di quotidiana utilità, tanto più sono necessari se
l’avvertimento riguarda valori spirituali e la salvaguardia della
vita dell’uomo e del creato. Il messaggio deve essere leggibile per
coloro al quale viene diretto, ed essi debbono essere in grado di
decifrarlo. Sarebbe inutile se mando un’urgente missiva in aramaico
ad un abitante della Nuova Zelanda: costui dovrà decifrarsela e, per
far ciò dovrà cercare chi ha studiato l’aramaico e gliela possa
tradurre. Allora addio urgenza! Addio avvertimento!
A volte siamo presi dalla forma eclatante di certe manifestazioni
soprannaturali e non ne traiamo le dovute considerazioni. Luci,
globi luminosi, soli che ruotano, doppi soli, sono segni ben precisi
che sorvoliamo nell’enfasi mistica della manifestazione stessa.
Dobbiamo sempre tener bene in mente che il Cielo non è un circo
equestre, non è uno studio di effetti speciali: il Cielo parla, e
desidera essere ascoltato e capito.
Le Stimmate
Il segno delle stimmate è il massimo dei segni, il più cruento, il
più perturbante, il più straziante. Ogni religione ha il suo segno
più importante, quello che immediatamente attrae l’attenzione ed
indica uno stato di "emergenza", una situazione di disarmonia, un
grido all’attenzione per la vita. Abbiamo visto negli ultimi tempi
statuette indù bere latte contemporaneamente nei templi dell’India,
di Londra, di New York, nel Nepal; e gli esperti indù hanno
commentato: "Le statue degli dei si sono messe a bere latte, simbolo
di purificazione spirituale, per ammonire noi induisti a stare in
guardia". Nello stesso periodo abbiamo avuto notizia che molte icone
nel mondo cristiano ortodosso piangevano lacrime e sangue e il
Metropolita Antonio della Chiesa Ortodossa in Italia ci ha
commentato: "Così si esprime nel mondo cristiano orientale il dolore
del Salvatore per coloro che non vogliono ascoltarlo". Il
ricercatore von Arnhard fa notare che ad alcuni asceti del mondo
islamico si sono aperte delle ferite sanguinanti sulle gote e sul
petto. Tali ferite rappresentano quelle riportate dal profeta
Maometto. Qualcuno ha commentato che i dissidi nel mondo islamico
tradiscono lo spirito di tolleranza del Profeta.
Ma le stimmate sono il segno visibile della crocifissione di Cristo,
anzi è come se Egli si coricasse di nuovo su una croce umana
lasciando visibili i segni della sofferenza. In questa maniera il
messaggio che lo stimmatizzato promulga ha un sigillo, non di cera
lacca, ma di sangue: le ferite della Passione di Gesù diventano la
garanzia del messaggio. Resta chiaro che questo ragionamento non è
lo stesso dei teologi ufficiali del cattolicesimo: essi infatti
tendono sempre a spiegare la stimmatizzazione, laddove non ci sia
isteria o manomissione di qualsiasi natura, come un fatto personale
del soggetto, una specie di dono per la sua spiritualità, un
riconoscimento del loro sforzo di essere simili a Gesù sofferente in
croce, una volontà insomma dell’individuo di essere crocifisso come
Gesù. Le stimmate che compaiono su un uomo o su di una donna sono
tutt’altro che una volontà personale. Anche nei casi in cui il
segnato faccia l’atto di desiderio le stimmate rivestono il
carattere di segno per gli altri, per la comunità, per i credenti e
per l’umanità tutta. Pensate al ruolo che Rita da Cascia ha
ricoperto nel suo ambiente e nel suo tempo! La sua missione di
pacificatrice, di dedizione fisica e spirituale, ha avuto con le
stimmate alla fronte il suggello di Cristo per tutta la sua Chiesa
all’epoca corrotta politicamente e dedita più a dividere che ad
unire.
Quindi laddove la voce e l’esempio non smuovono coloro che tengono
le sorti del mondo, Cristo si presenta fisicamente con i suoi segni
della passione e firma il messaggio di richiamo a chi di dovere. La
storia è correlata di questa continua presenza che è un susseguirsi
di interventi per ricordare e preparare l’ultimo e definitivo
ritorno di Cristo.
Stimmate risolutrici
Le stimmate hanno rappresentato in alcuni avvenimenti storici
l’elemento risolutore di problemi.
Basti pensare all’intervento provvidenziale di Paolo di Tarso nella
Chiesa di Gerusalemme. Questa prima comunità cristiana era detta
anche dei "dodici" perché era composta prevalentemente dagli
apostoli e dai loro famigliari. C’erano anche i famigliari di Gesù,
un nutrito gruppo di seguaci e altri convertiti successivamente.
Questa prima Chiesa, come ce la presentano gli "Atti degli
Apostoli", è una comunità semimonastica, molto rigida, con molte
influenze dei monaci esseni: comunanza dei beni, sacro rispetto per
i dirigenti, disciplina ferrea. La missione principale di questa
comunità era la predicazione rivolta agli ebrei della città e a
coloro che la frequentavano soprattutto i pellegrini. Dunque la
Chiesa di Gerusalemme era una comunità di ebrei che credevano che
Gesù fosse il Salvatore tanto atteso dai loro padri, il Cristo,
l’Unto. E come ebrei erano considerati dal Sinedrio in quanto
continuavano a frequentare il Tempio, i riti, le usanze ebraiche e a
circoncidere i loro figli. Addirittura chi, attraverso la
predicazione, conosceva il Cristo e voleva seguire la Nuova Novella,
era costretto prima alla circoncisione e poi al battesimo. Pietro e
Giovanni, non accettando questa ristrettezza di evangelizzazione e
trovandosi in minoranza, si staccarono dalla comunità dei Dodici per
uscire "fuori dalle mura" ed iniziare una missione itinerante.
Giacomo, già capo indiscusso degli ebrei-cristiani di Gerusalemme,
portò il gruppo verso una chiusura molto più rigida per
salvaguardare la loro fede dagli attacchi dei gruppi di neo
convertiti al cristianesimo. Proprio le stimmate di Paolo
riportarono il problema nei giusti termini dando alla missione di
Gesù un ruolo universale, portando una piccola setta ad essere il
seme di un grande movimento.
Tutti sanno che l’intervento di Caterina da Siena è stato
determinante per far ritornare il Papa a Roma. Anche qui le stimmate
hanno ricoperto un ruolo chiave. Caterina per la verità aveva
chiesto ed ottenuto che le stimmate, che Gesù le aveva dato, fossero
invisibili. Però è anche vero che il Papa volle parlare da solo con
lei nel suo studio di Avignone, come è pure vero che il suo biografo
e confessore Raimondo da Capua è molto elusivo quando descrive
questo incontro. Fatto si è che dopo il colloquio il Papa sembrò
avere una fretta enorme di tornare a Roma. Calpestò i suoi genitori
che gli si erano stesi a terra per non farlo passare; diede ordine
di partenza alle navi nonostante una grande tempesta in corso; una
volta a Genova volle immediatamente rivedere Caterina che aveva
fatto il viaggio via terra; ripartì dal porto ligure nonostante la
procella continuasse ed una nave fosse affondata ed un cardinale
annegato. Perché tanta fretta? Come non aver paura di un mare in
tempesta? Come trovare il coraggio di calpestare i propri genitori?
L’unica spiegazione è che Gesù si era rivelato attraverso le
stimmate di Caterina.
Stimmate ammonitrici
Francesco si sentiva stanco, deluso, sconfortato e malato quando si
ritirò nella solitudine della montagna La Verna. Aveva urlato
inutilmente, se pur amorevolmente, ai suoi fratelli:" Fratelli miei,
fratelli miei, il Signore mi ha chiamato a camminare nella strada
dell’umiltà e della semplicità, insieme a me ha chiamato tutti
coloro che vogliono seguirmi ed imitarmi. Non mi state quindi a
parlare della Regola di san Benedetto, di sant’Agostino, né di san
Bernardo, né di altri!" Il nutrito gruppo dei frati letterati,
intellettuali e professori bolognesi, capeggiata da frate Elia e
caldamente appoggiati dalla curia di Roma, mal sopportavano questa
impostazione che Francesco aveva dato al movimento di rinnovamento
all’interno della Chiesa Cattolica. Addirittura, stando alla
testimonianza di frate Leone, gli oppositori, con frate Elia in
testa, volevano del tutto abolire la Regola di Francesco e
sostituirla con quella dei Domenicani dove non era fatto obbligo del
lavoro fisico dando allo studio un posto considerevole.
Nell’assoluto silenzio, in simbiosi con il linguaggio degli animali,
col respiro della Terra, con le sensazioni degli Angeli, san
Francesco chiese all’Altissimo come far credere ai suoi quali voleri
egli avesse eseguito, a quale Padrone egli avesse ubbidito. Il
marchio di Gesù crocifisso lacerò le carni di quell’uomo che si fece
simile al suo Padrone in tutto, anche nella sofferenza
dell’incomprensione e del tradimento. Era il "nulla osta" alla sua
opera, ed un chiaro e loquace segno per coloro che non vedevano in
essa la volontà del Salvatore.
Non fu invece molto piacevole per Papa Alessandro VI incontrare una
stimmatizzata sul suo cammino. Il Papa Borgia volle parlare con la
giovanissima Lucia Brocadelli a Viterbo. Il colloquio fu segreto, ma
il Papa ne uscì sconcertato e nonostante avesse la certezza della
sincerità della ragazza che gli ordinò di abbandonare la sua vita
corrotta, nonostante il vescovo di Viterbo già le avesse fatto
lavare le stimmate con vino bollente, Lucia di Narni venne posta
sotto inquisizione. La ragazza con molta umiltà e molta calma non
dimostrò paura, anzi continuò ad incitare il Papa ad un cambiamento
radicale altrimenti immani sofferenze sarebbero ricadute sulla sua
persona e il castigo divino lo avrebbe colto nella solitudine e
nell’ignominia. A salvare Lucia intervenne il fidanzamento di
Lucrezia Borgia con Alfonso d’Este erede al Ducato di Ferrara. E fu
proprio il suocero di Lucrezia, Ercole d’Este, a porre sul tavolo
delle trattative della dote anche la stimmatizzata di Viterbo. Non
potendo, il Papa Alessandro VI rinunciare al ducato di Ferrara,
Lucia Broccadelli di Narni venne affidata alle cure del duca d’Este
il quale le fece costruire appositamente il monastero di Santa
Caterina che diventerà per molto tempo centro di incontri di anime
devote e di buona volontà e centro di grande spiritualità. Il duca,
addirittura orgoglioso di tanta grazia nella sua città, portò i
potenti dell’Europa di allora, invitati al matrimonio di suo figlio,
a far conoscenza con suor Lucia la quale regalò loro fazzoletti
imbevuti col sangue delle sue sacre ferite. Il Papa disobbediente si
vide un figlio ucciso dall’altro più celebre figlio Cesare. Tre
giorni e tre notti Alessandro pianse, urlò e si disperò. Annunciò un
cambiamento radicale ed una riforma della Chiesa. Ben presto la sua
indole corrotta lo portò a riprendere la via della dissolutezza e,
come gli aveva profetizzato Lucia, morì avvelenato tra grandi
sofferenze, nella più completa solitudine e abbandonato da tutti.
Le stimmate delle tempeste
Le nubi del materialismo che si addensarono nella storia dell’uomo
agli inizi del settecento fino alle due guerre mondiali del XX
secolo furono avversate da numerosi casi di stimmatizzazione. In
verità le esperienze delle stimmate di questo periodo, quasi tutte
al femminile, furono di un’atroce sofferenza e combattute con
disumana crudeltà. Al sorgere del secolo dei "lumi" civili e
religiosi, presi dalla moda del razionale, sottoposero Veronica
Giuliani ai più inimmaginabili e crudeli rimedi per cancellare
quelle "assurde" ferite e curare, nel caso della corona di spine,
quel "mal di testa". Nessuno credette alla natura spirituale e
divina delle stimmate di Veronica che annunciò al mondo, con la sua
sofferenza, il propagarsi della cultura antireligiosa
dell’Illuminismo.
Ugualmente nessuno credette ad Anna Katharina Emmerick. Il sangue
delle sue stimmate bagnò eventi straordinari della storia dell’uomo,
ma anche i più bui dell’ottenebramento della sua evoluzione
spirituale: dalla rivoluzione francese, alle conquiste napoleoniche,
al Congresso di Vienna con le sue ingiuste divisioni di popoli, alle
aspirazioni irredentiste, alla nascita della cultura massonica
materialista, all’assurdo sfruttamento economico dei bambini, alla
corsa sfrenata all’industrializzazione, alla nascita del
materialismo storico e degli odi nazionalistici. Tutto questo si può
intravedere dietro all’accanimento delle autorità religiose e civili
contro il "caso Emmerick".
Mentre gli uomini si sottoposero alla carneficina bestiale delle due
grandi guerre la Passione di Cristo si manifestò sul letto di una
contadina bavarese:Teresa Neumann. Le sue sanguinazioni seguirono
passo dopo passo il tragitto del Calvario insieme ai soldati delle
trincee di tutto il mondo, ai lager di sterminio, ai carri armati,
alla fame, alle sofferenze di milioni di famiglie, a centinaia di
migliaia di morti, al terrificante formarsi del fungo atomico.
Sembrerebbe l’inizio della fine dei tempi. Ma si può cambiare?
Il ritorno di Gesù
Nello stesso periodo un "crocifisso senza croce" si manifesta
all’interno della Chiesa Cattolica per ricordarle le sue origini e
per poter essere un faro di riferimento per la ricomposizione morale
e spirituale dell’umanità intera: Padre Pio da Pietralcina. Venne
perseguitato, messo in isolamento, denigrato. Ma la sua missione di
stimmatizzato è precisa e comprensibile al mondo intero. Oltre al
raccomandare la preghiera e la mortificazione, non solo personale,
ma anche in gruppi, esorta all’azione positiva e risolutiva. Egli
per primo diede l’esempio. Riuscì a costruire, con i soldi delle
offerte, un grandissimo ospedale, opera monumentale che si impone al
semplice visitatore come a dire: "Se sono capace io, umile e povero
seguace di Francesco, a dare sollievo ai sofferenti, quanto più puoi
fare tu potente e ricca Chiesa!" Ma egli, in sordina, gettò il seme
di una grande verità, come a preparare il futuro ritorno di Colui
che promise di farlo con "potenza e gloria": l’uomo non è solo
nell’universo, ma altri mondi sono abitati da esseri che obbediscono
alle leggi cristiche.
Ma i tempi non sembrano rasserenarsi nonostante questa continua
presenza di Cristo con le sue stimmate. La terra è in una continua
agitazione distruttiva e le grandi Religioni si accoppiano con
evidente soddisfazione con il potere politico ed economico. I segni
celesti sono innumerevoli come se si tentassero tutti i mezzi per
manifestarsi: " ... anche le pietre parleranno della mia gloria."
Caso singolare e anomalo appare l’apparizione delle stimmate sul
corpo di Giorgio Bongiovanni. Egli possiede lo spirito divulgativo
di Paolo di Tarso e l’irruenza di Elia, ma non è religioso e
soprattutto non appartiene a nessuna Chiesa. "Gesù - egli dice - non
ha voluto una religione. Ha portato un messaggio universale, rivolto
a tutta l’umanità, e le stimmate simboleggiano la sua Passione, la
sua Crocifissione e Resurrezione, cioè il sacrificio supremo volto a
redimere l’umanità tutta". Le stimmate non sono quindi in
Bongiovanni solo un segno, ma addirittura un messaggio. "Sono il
testimone di un messaggio di cui devo dare eco. Non sono l’unico, ne
esistono altri". Il messaggio che Bongiovanni divulga parte dalle
apparizioni di Fatima e ammonisce una umanità sulla via
dell’autodistruzione se non cambia rotta sul piano materiale,
sociale, naturalistico e spirituale. Le stimmate hanno un doppio
significato nella missione di Giorgio Bongiovanni: suscitare
commozione aprendo così più facilmente le porte alla comprensione
del messaggio, suggellare con la sua sofferenza la presenza costante
di Gesù tra gli uomini. Ma la rivelazione del terzo messaggio di
Fatima dà un terzo più importante significato alle stimmate del
giovane siciliano: l’umanità, incapace di mettere in pratica i
dettami del Vangelo, deve prepararsi al ritorno di Cristo per
ristabilire l’ordine morale e spirituale, accompagnato dalla potenza
di Esseri di altri pianeti che a Lui obbediscono e dalla gloria di
Esseri di Luce che di Lui eseguono le volontà.
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