APOCALISSE E PIANETA MALATO

Tratto da: NOSTRADAMUS dal 1992 al 2000 - Profezie tra cronaca e storia dei nostri giorni.

 

Qualcuno potrà certo domandarsi, ed è più che legittimo, che senso abbia oggi, alle soglie del 2000, riprendere il tema di Nostradamus e delle sue visioni apocalittiche. In realtà, ha più senso di quanto non sembri proprio perché il tema dell’apocalisse, tanto caro a Nostradamus, è tornato oggi prepotentemente alla ribalta. L’umanità si sta avvicinando a un nuovo cambio di millennio. In passato questo fatto aveva spesso rappresentato lo scatenarsi di ansie, paure, per qualcosa che veniva vissuto come un pericoloso salto nel buio, ma anche lo sprigionarsi di tensione e curiosità verso il futuro.

Sergio Quinzio, filosofo mistico e straordinario studioso della Bibbia, ha scritto che "Mille anni fa, le paure erano in qualche modo il collo di bottiglia che l’umanità doveva attraversare per arrivare al nuovo. Adesso prevale una paura che non ha solo radici religiose ma tocca anche una parte considerevole della cultura laica".

I nostri filosofi contemporanei si interrogano quindi se il cambio di millennio a cui siamo prossimi possa tornare ad essere simbolo di apocalisse, un tema che però si intreccia inevitabilmente con quello del pianeta malato che si avvia faticosamente verso il traguardo millenario.

Diverse le posizioni, soprattutto per ciò che riguarda una possibile soluzione del problema. Lo stesso Quinzio, riferendosi a uno studio-rapporto sull’ambiente redatto dal World Watch Institute di Washington, ha scritto tempo fa:

"Se l’inquinamento dell’aria cresce, se la siccità e le inondazioni sembrano susseguirsi senza più regole, se le foreste scompaiono e il deserto avanza, se il buco della fascia di ozono si allarga, tutto insieme incalzando, siamo davvero sicuri che a tutto questo esista un rimedio a portata di mano, da applicare concordi a tutto il pianeta entro i tempi brevi in cui sarebbe necessario? Credo che sia lecito, anzi doveroso dubitarne".

I filosofi mistici credono che solo un Dio ci possa salvare. E qui troviamo una straordinaria coincidenza con Nostradamus, quando predisse che

"SE DIO NON MANDA LA PACE TRA GLI UOMINI SULLA TERRA, CI SARÀ L’APOCALISSE".

Il grande filosofo torinese Norberto Bobbio, invece, crede che nessuno, se non gli uomini stessi, possa salvare il mondo e l’umanità. Emanuele Severino parla di "negatività originaria della civiltà della tecnica" e qualche eco di questo pensiero la troviamo persino negli accenni di Giovanni Paolo II al "terzo millennio".

Ci si domanda anche se la scienza non stia sfuggendo di mano all’uomo con tutti i suoi drammatici effetti. Forse non siamo ancora giunti a questo punto. Certo è che il nostro pianeta, a detta di tutti gli studiosi, è malato, molto malato. Abbiamo cambiato le "regole del gioco" e ne stiamo pagando le conseguenze. I rimedi sono ancora lontani e dobbiamo perciò affrettarci perché, sembra, è già iniziato quel "conto alla rovescia" di cui parlano da tempo i più prestigiosi enti di ricerca sull’ambiente.

I mali che ci minacciano sono ormai noti. Il buco nella fascia d’ozono, l’effetto serra, le piogge acide, le foreste e le specie che scompaiono, l’avanzata dei deserti, una civiltà sommersa dai rifiuti, i mari avvelenati.

Entro pochi anni si dovrà porre rimedio a tutti questi mali. Diversamente il nostro pianeta entrerà in balia di mutamenti irreversibili, prima dell’ambiente e poi dell’economia. Tra dieci anni, se nulla sarà cambiato in meglio, avremo ormai superato il "punto di non-ritorno", come si è letto nel grido d’allarme lanciato dagli scienziati di tutto il mondo.

Un grido d’allarme già lanciato, del resto, quattrocento anni fa, dallo stesso Nostradamus.

Emblematica la seguente quartina:

V,98

A quarantotto gradi climatici,

Alla fine del Cancro così grande siccità,

Pesci nel mare, fiumi, lago cotto disseccato,

Spalancato, rovinato dal fuoco del cielo maledetto.

Molto chiaro il riferimento alla "siccità", che per noi è sinonimo di carestia, un terribile fenomeno che colpisce soprattutto l’Africa. Quest’anno è stata proprio la volta dei Paesi dell’Africa meridionale, dove l’anno australe è trascorso senza che si sia vista la pioggia, con drammatiche conseguenze sui raccolti e sulle popolazioni a rischio, che in quelle zone superano i cento milioni di individui.

Le carestie e le siccità non sono certo una novità nella millenaria storia del mondo.

La novità dei nostri tempi sta nelle loro imponenti dimensioni proprio perché messe in relazione a una crescita esponenziale della popolazione. Un fenomeno questo che ci colpisce profondamente, soprattutto se pensiamo che si verifica ai margini di un mondo sempre più prosperoso. Nel testo francese, nel quarto verso, Nostradamus scrive: "Béarn, Bigorre par feu ciel en detresse". Nella traduzione e interpretazione va tenuto conto che egli usa spesso nomi di città e di località varie per non svelare per intero ciò che profetizza.

Béarn può stare per béant, ovvero "aperto" e Bigorre può stare per bigorner, ovvero "rovinare, scassare". Del resto entrambi i termini, che si adattano perfettamente al senso della quartina, occupano nel vocabolario della lingua francese la posizione immediatamente adiacente ai riferimenti geografici in questione.

Appare così molto evidente ciò a cui Nostradamus fa riferimento...

I "quarantotto gradi climatici" del primo verso e la rovina che proviene "dal fuoco del cielo maledetto" dell’ultimo evocano poi un gravissimo fenomeno dei nostri tempi: l’effetto serra. E un aumento della temperatura della superficie terrestre che può innescare drammatici cambiamenti nel clima. La "cappa" di gas in sospensione nell’atmosfera lascia infatti passare la calda e luminosa radiazione solare ma impedisce alla Terra di restituire allo spazio il sovrappiù termico nella lunghezza d’onda dell’infrarosso. Lo scenario di un aumento anche solo di qualche grado è terrificante: si altera la bilancia termica del suolo, la Terra si surriscalda, provocando modificazioni nella direzione e nell’intensità delle correnti atmosferiche e nel regime delle piogge. Spaventosi uragani possono devastare allora immense regioni. Le attuali zone temperate si inaridiscono, i deserti avanzano, mentre altrove la violenza delle precipitazioni e l’intensità degli spostamenti d’aria dilavano ed erodono le terre fertili. Fonderebbero le immense riserve di ghiacci ai Poli con ripercussioni sui livello degli oceani, che potrebbero aumentare di un paio di metri, sommergendo gran parte delle fertili pianure costiere.

E ancora una quartina sulla carestia:

1,67

La grande carestia che io sento avvicinarsi,

Spesso si manifesterà, poi sarà universale.

Così grande e lunga che si verrà a sradicare,

Del bosco la radice, e l’infante dalla mammella.

Sembrerebbe strano che un uomo del Cinquecento abbia previsto simili carestie. Dopotutto quella era l’epoca delle grandi conquiste, dei navigatori, dei vasti e inesplorati territori del Mondo Nuovo. A quel tempo gli uomini potevano invece immaginare un futuro radioso per il pianeta, nuovi campi da coltivare, nuovi commerci, nuove ricchezze. Eppure, Michel de Nostradamus, che non era proprio per nulla un pessimista inguaribile, sentiva avvicinarsi carestie, immaginava gente costretta a mangiare radici, bambini strappati dal seno materno...

E ancora sul pianeta malato:

IX,83

Il Sole dentro i venti gradi del Toro così forte la terra trema,

Il grande teatro riempito crollerà,

L’aria, Cielo e terra, oscurati e turbati,

Quando l’infedele Dio e i santi invocherà

Il Sole entrerà nella costellazione del Toro verso il 2000. Molti pensano che Nostradamus si riferisca a un evento drammatico, che prevede il crollo di un grande teatro, di un’arena, di uno stadio, a causa di un forte terremoto. Ma perché non pensare, invece, che ritenga la Terra un grande "teatro colmo", dove aria e terra sono appunto "oscurati e turbati", dove l’equilibrio naturale sarà rotto?

Si pensi ai pericoli del lento e inesorabile degrado dell’ecosistema, destinato davvero ad avere conseguenze apocalittiche, al Continente Nero dove si registrano un milione di nascite ogni tre settimane e dove il deserto avanza senza tregua.

E come se non bastasse, entro mezzo secolo, al ritmo attuale di deforestazione della giungla che attualmente copre la Terra, non resterà che un pallidissimo ricordo. Chiede aiuto al mondo l’Amazzonia, il "polmone verde" del pianeta, ferito da spianamenti selvaggi, bruciato, avvelenato.

Secondo le proiezioni del WWF (World Wildlife Fund) 7 milioni e 500 mila chilometri quadrati di giungla (dei sedici esistenti alla fine dell’Ottocento) sono già stati spazzati via dagli insediamenti umani, 110 mila chilometri quadrati di foresta vengono irrimediabilmente danneggiati ogni anno. Queste previsioni apocalittiche sono purtroppo realistiche per molti Paesi dell’Africa e del Sud-Est asiatico. Paesi dalle mitiche riserve naturali, come India, Sri Lanka, Bangladesh, Nigeria, sono oggi trasformati in immense distese di savana e polvere. Notevoli le cifre relative al disboscamento dal 1950 a oggi e le previsioni che riguardano sia la fine del secolo che la prima parte del prossimo.

IV,48

Pianura Ausonia fertile, spaziosa,

Produrrà tafani così tanti da saltellare,

La luce solare diventerà nebulosa,

Corroderà tutto, grande malattia verrà per esse.

Straordinario il modo in cui Nostradamus descrive uno dei fenomeni più pericolosi del nostro tempo, l’inquinamento e le piogge acide. Secondo l’interpretazione del Giorgi, esistono addirittura riferimenti specifici al caso della diossina di Seveso. L’oscuramento della luce solare sulla Pianura Padana, evocata nel terzo verso, è causato dalle contaminazioni atmosferiche derivanti dai fiumi di scarico delle industrie.

Inizialmente ritenute un problema limitato alle regioni scandinave, le piogge, le nevi e le nebbie acide, provocate dall’incontro di precipitazioni con gas inquinanti, danneggiano a morte la vegetazione e uccidono gli ambienti acquatici continentali.

A provocare le piogge acide sono soprattutto gli ossidi di zolfo e di azoto scaricati nell’atmosfera ed emessi da centrali elettriche, da caldaie industriali e da altiforni. I gas usciti dalle ciminiere vengono catturati dai venti e mentre sono trasportati verso l’alto si trasformano in soluzioni, molto dannose per la salute dell’uomo, che poi scendono verso terra sotto forme di piogge acide.

Secondo alcune previsioni, gli effetti globali del fenomeno potrebbero diventare, verso la fine del secolo, dieci volte più gravi rispetto all’attuale situazione. Sono dunque sempre più urgenti accordi soprattutto di tipo internazionale.

Dopo gli allarmi lanciati dagli esperti e dagli istituti di ricerca, qualcuno ha cominciato a domandarsi quanto sia utile il bombardamento continuo di messaggi catastrofici, tanto che si è addirittura parlato di una cultura della catastrofe ambientale. Mentre guadagna sempre più credito la teoria dello scienziato inglese James Lovelock, apostolo di Gaia, che intende la Terra come un grande organismo vivente oggi sofferente a causa dell’uomo, ci si chiede però se il prevalere di un’indistinta cultura della catastrofe non produca piuttosto un effetto-attesa: l’attesa di una rivoluzione o di un dio, come risposta al pericolo "finale".

Ma lo stesso Nostradamus ha visto un futuro nelle mani dell’uomo. Se saprà scegliere per il meglio, allora troverà anni di pace e di equilibrio. Se invece prevarranno la logica del profitto e l’insensata distruzione delle risorse naturali, sarà il disastro e quindi la fine dell’umanità.