R. BASCHERA - Armenia

 

Le rivelazioni di Gesù al pontefice sul futuro dell'umanità

 

LE PROFEZIE DI PIO XII

 

 

Errando va la pace.(III°)

 

 

Quando lo Spirito Santo verrà su di voi

«L'Ungheria è un Paese che subirà il martirio, ma sarà un esempio per il mondo intero perché quando lo Spirito Santo scenderà, il Popolo intero troverà la forza per spezzare le catene».

 

Alla fine di maggio 1938 si aprì a Budapest il XXXIV Con­gresso Eucaristico Internazionale, presieduto dal cardinale Pacelli.

Il 23 maggio giunse nella capitale ungherese il presule, rice­vuto dalle autorità civili e religiose nella chiesa dell'Incorona­zione. E al fine della cerimonia pronunciò un discorso dai con­tenuti profetici, citando anche gli Atti degli Apostoli.

Riferendosi ai cattolici ungheresi disse: «... riceverete la po­tenza quando lo Spirito Santo verrà su di voi».

E la potenza, l'Ungheria la riceverà nel 1956, quando il 23 ottobre di quell'anno, studenti e operai diedero il via a una ge­nerale rivolta, che si allargò a macchia d'olio, chiedendo a gran voce il ritiro delle truppe sovietiche. Venne formato un governo di unità nazionale, ma l'intervento dell'Unione Sovietica spen­se la fiaccola della libertà.

Le truppe sovietiche soffocarono la voce dei rivoluzionali. E l'Ungheria precipitò nuovamente nella dittatura.

Al termine del secondo conflitto mondiale «venne ricono­sciuto de facto all'Unione Sovietica il diritto d'influenzare l'Europa Orientale». E furono «gli anni delle catacombe».

Ma lo Spirito Santo non abbandonò mai l'Ungheria. E con la caduta dell'Unione Sovietica «le campane di tutte le chiese di Budapest suonarono a festa».

 

 

Fra quindici anni saremo aggrediti

«Oggi c'è la minaccia, fra quindici anni ci sarà l'aggressione. Ma saranno travolti dalla stessa loro violenza».

 

In una tiepida mattinata primaverile del 1924 il Nunzio Apostolico monsignor Pacelli si trovava al suo tavolo di lavoro alla nunziatura di Monaco, quando si aprì violentemente la porta dello studio.

Alcuni uomini dall'aspetto sinistro gli intimarono di lasciare la nunziatura. Uno di questi estrasse una pistola.

La concitata discussione che ne seguì destò l'attenzione di suor Pascalina Lehnert, che si trovava in una stanza accanto.

La religiosa accorse in difesa del monsignore. E così fecero anche altre persone addette alla nunziatura.

Gli uomini - che poi risultarono attivisti anarco-sindacalisti -, vista la malpartita, decisero di abbandonare il campo.

Uscirono sbattendo la porta. E monsignor Pacelli, dopo es­sersi ripreso da quella imprevista violazione della nunziatura, ringraziò le persone che erano accorse in suo aiuto. Con poche, ma significative parole, commentò l'accaduto. E poi aggiunse: «Oggi assistiamo impotenti alle minacce... Fra quindici anni ar­riveremo all'aggressione... Saranno comunque travolti dalla lo­ro stessa violenza».

Si tratta di una profezia che si è avverata con una precisione impressionante. È difatti quindici anni dopo, cioè nel 1939, che la Germania nazista aggredisce la Polonia, scatenando il secon­do conflitto mondiale.

Sarà una tragedia che durerà sei anni. Ma infine «la violenza finirà per travolgere la stessa violenza», come il futuro Pontefi­ce aveva profetizzato.

 

 

La loro prima vittima sarà l'Austria

«Soprattutto l'Austria sta correndo un grave peri­colo: sarà la prima vittima della violenza nazista».

 

Il 18 agosto 1925, Eugenio Pacelli, dopo una proficua attività diplomatica a Monaco di Baviera, venne nominato Nunzio Apostolico a Berlino. Nel giro di pochi giorni prese possesso del palazzo della Nunziatura, alla Rauchstrasse, 21. E si mise subito al lavoro.

La marchesa d'Ormesson, che collaborava con la Nunziatu­ra, mentre accompagnava un giorno il Nunzio Apostolico dal presidente Hindenburg, vide passare lungo la strada Adolf Hi­tler, seguito da un gruppo di fanatici. Lo indicò al presule, che fece rallentare la vettura, per meglio vedere il capo nazista.

Rimase qualche istante in silenzio, poi disse: «Ho avuto una impressione sgradevole. Quell'uomo mi ha dato angoscia... seminerà violenza e dolore». E aggiunse: «La prima vittima sarà l'Austria... Ci sarà sangue e ci sarà morte. E l'Austria ces­serà di essere Austria».

In queste parole c'è la profezia su Dolfuss e sul destino del­l'Austria. Il cancelliere austriaco, che si oppose tenacemente ai nazisti, tanto da sciogliere, nel settembre 1933, il partito nazista austriaco, venne ferito nel mese di ottobre; e nel luglio 1934 venne assassinato. È da notare che il vaticinio del Nunzio Apo­stolico parlava di «sangue» e poi di «morte», quasi a voler indi­care il ferimento e, in un secondo tempo, l'assassinio.

In seguito, le truppe tedesche entrarono in Austria e, con una legge speciale, venne proclamata l'annessione dell'Austria al Reich. L'Austria cessò così di esistere, per diventare Oesterreich Ostmark, Marca d'Oriente.

 

 

Quando i somali sbarcheranno in Italia

«La storia si ripete sempre... oggi sono gli italiani che sbarcano in Somalia e domani saranno i somali che sbarcheranno in Italia».

 

5 maggio 1936: l'Italia ha il suo impero. Intere famiglie di coloni italiani lasciano le loro terre, per imbarcarsi e andare a colonizzare le terre d'oltremare.

C'è tanto entusiasmo, ma ci sono anche tante preoccupazio­ni. Il Vaticano aveva sollecitato Roosevelt per evitare un nuovo spargimento di sangue. Ma nessuno intervenne.

Si stava preparando la scacchiera del secondo conflitto mon­diale. Ma erano ben pochi a rendersene conto.

Due mesi prima, Hitler aveva lanciato la Wehrmacht contro la Renania.

Il cardinale Pacelli aveva la visione ben chiara di quanto ma­turasse. Ce lo conferma anche un suo articolo apparso in quelle fatidiche giornate, sulle pagine dell' Osservatore Romano, nel quale si richiamava, tra l'altro, il governo di Parigi alle sue re­sponsabilità.

La Chiesa non prese una posizione ufficiale sull'impero ita­liano. Diversi vescovi coltivarono invece iniziative personali per le quali il fascismo espresse il suo compiacimento.

Non era dello stesso parere il cardinale Pacelli, che un gior­no, parlando con alcuni stretti collaboratori disse: «... Le fami­glie che si imbarcano per andare a lavorare nelle terre d'oltre­mare sono da ammirare... sono persone coraggiose... non si chiedono però quanto durerà la loro avventura».

In altra occasione disse: «Oggi sono gli italiani che sbarcano in Somalia e in Etiopia... domani saranno i somali e gli etiopi che sbarcheranno in Italia».

E le cose sono andate così. L'avventura africana è durata po­chi anni. Molte famiglie italiane sono finite nei campi di con­centramento inglesi, perdendo ogni proprietà.

Mezzo secolo dopo iniziò l'immigrazione di etiopi e somali che, spinti dalla miseria, cercano nella terra degli ex invasori un pezzo di pane.

 

 

Non sentite il boato della valanga che sta precipitando?

«C'è una valanga che sta precipitando sull'uma­nità, ma nessuno la sente...».

 

«Urge stringersi intorno a Roma per sostenere il formidabile urto della città di Satana...». Sono parole pronunciate dal cardi­nale Pacelli, poco prima di salire al soglio pontificio.

Sono parole che confermano la sua «lucida» visione sul futu­ro. E sono ancora più significative, se si considera che vennero pronunciate mentre la Germania continuava a parlare di «guerra lampo». E il fascismo riempiva le città con i manifesti del «dra­go rosso», il comunismo, che bisognava annientare «in nome di Dio».

C'era una infatuazione popolare. C'era «la sicurezza» che la vittoria sarebbe stata «a portata di mano».

Nessuno si rendeva conto però della valanga che stava per precipitare sull'umanità.

Nessuno si rendeva conto della tragedia alla quale si andava incontro.

Quando il Signore «raccolse» l'anima beata di Pio XI qual­cuno riportò una frase del cardinale Pacelli, ancora una volta dai contenuti profetici: «La misericordia del Signore», disse il futuro Pontefice «è stata clemente perché ha voluto evitargli di assistere a una tragedia, che coinvolgerà il mondo intero».

E la tragedia, purtroppo, finì per travolgere il mondo intero, seminando dolore e morte.

La valanga profetizzata dal cardinale Pacelli stava diventan­do una tragica, dolorosa realtà.

Una realtà che implicò milioni di morti.

Ma ben pochi avevano capito il messaggio del nuovo Ponte­fice, perché in quel tragico tempo era l'unica persona «illumi­nata, capace di vedere il domani».