Tratto da :   LA VITA DOPO LA MORTE

Autore     :   PIERRE VIGNE

                      De Vecchi editore

 

L'ESPERIENZA DELLA MORTE

 

LE ESPERIENZE IN PROSSIMITÀ DELLA MORTE

(“NEAR DEATH EXPERIENCES”)

 

Negli Stati Uniti le visioni dei morenti sono oggetto di seri studi condotti da scienziati, medici e psichiatri. Si tratta del­le cosiddette esperienze in prossimità della morte (Near Death Experiences) che furono divulgate da Raymond A. Moody jr. nel libro La vita oltre la vita, pubblicato nel 1975. Grazie a lui, un vastissimo materiale è stato raccolto e ordinato, e oggi non è più possibile trascurare questo argomento.

Vediamo come si svolge un’esperienza-tipo. Un individuo, per esempio, sta morendo e, nel momento in cui raggiunge l’acme della sofferenza fisica, il medico ne annuncia il de­cesso. Egli avverte allora un rumore sgradevole e, contem­poraneamente, sente di scivolare molto rapidamente in una galleria lunga e buia. All’improvviso si accorge di essere uscito dal proprio corpo e lo vede in lontananza, abbandonato e completamente inerte. Da quella posizione riesce persino a osservare i tentativi di rianimazione effettuati sul suo corpo dal medico e dai suoi aiutanti. La situazione gli sembra dap­prima molto strana, ma, dopo breve tempo, l’individuo si abitua a questa insolita situazione e si accorge di possedere ancora un corpo, ma di natura assai diversa e molto più sot­tile di quello che giace a terra. Altri esseri gli si fanno incon­tro. Sono gli “spiriti” di parenti e amici morti che si avvici­nano per aiutarlo. Subito dopo, un’entità spirituale, uno spi­rito ignoto da cui emanano amore e compassione, un “esse­re di luce” secondo le testimonianze, appare al morente, esor­tandolo a valutare la propria vita. A questo punto l’indivi­duo rivede istantaneamente i principali avvenimenti della pro­pria esistenza, come se fossero proiettati su uno schermo pa­noramico... Egli sente, tuttavia, di dover fare ritorno sulla terra, capisce che non è ancora giunto per lui il momento di andarsene definitivamente. Invano tenta di opporsi a questo ritorno, sentendosi compenetrato da intensi sentimenti di gioia, di amore e di pace. Ciò nonostante, si riunisce al suo corpo fisico e ritorna alla vita. Quando, più tardi, tenta di raccontare ad altri la sua esperienza, non riesce a spiegare con parole “umane” e in modo adeguato questo avvenimento ultraterreno. Tuttavia, questa esperienza finisce con il segnare profondamente l’esistenza dell’individuo, mutando radical­mente le sue precedenti opinioni sulla morte e il suo rappor­to con la vita...

 

 

LE DIECI CARATTERISTICHE

DELLE VISIONI DEI MORENTI

 

Moody, dopo aver ricostruito questa esperienza-tipo, preci­sa che si tratta di un “modello” che ha lo scopo di fornire un’idea generale sulle eventuali sensazioni di un individuo nel momento della morte. Bisogna però ricordare che, pur con­cordando su un discreto numero di elementi, le diverse testi­monianze raccolte variano da soggetto a soggetto e talvolta riportano solo parzialmente gli avvenimenti descritti nel mo­dello, ottenuto raggruppando le fasi comuni riscontrate in numerosissimi resoconti.

Ciò che è importante sottolineare è che, in tutti i casi ripor­tati, la morte non appare come una semplice caduta in un buco nero, ma rappresenta un vero e proprio viaggio in un universo “spirituale”.

Passiamo ora all’analisi degli elementi che costituiscono co­munemente l’esperienza dei morenti.

 

1.    L’ineffabilità, l’incomunicabilità. L’ineguagliabile senti­mento di amore che i morenti hanno sperimentato durante il loro viaggio oltre i confini della vita risulta inesprimi­bile a parole.

2.    All’amore si accompagna una profonda sensazione di pa­ce, di calma, di felicità.

3.    Il morente avverte un rumore di notevole intensità nel mo­mento in cui raggiunge l’acme della sofferenza fisica. Que­ste sensazioni uditive possono risultare più o meno gra­devoli a seconda dei soggetti, fino a essere definite, in al­cuni casi, addirittura spaventose.

4.    L’abbandono del corpo. Si tratta di un fenomeno abba­stanza impressionante, di cui non mancheremo di parla­re in seguito. L’individuo sente di uscire dal proprio cor­po, diventa spettatore di se stesso e assiste, in alcuni ca­si, ai tentativi di rianimazione effettuati da altri. La sen­sazione è quella di aver abbandonato le proprie spoglie come un abito usato. Talvolta, ma non sempre, un nuo­vo corpo, di diversa natura e consistenza rispetto a quel­lo fisico, si sostituisce al precedente, ricordando il “cor­po sottile” evocato da alcune tradizioni. L’individuo, in ogni caso, si libra nell’aria e i suoi movimenti non sono subordinati alle leggi naturali. Si direbbe che gli sposta­menti del morente avvengano a una velocità superiore a quella della luce.

5.  Il morente viene “aspirato” molto velocemente in una lunga galleria buia: è il famoso “buco nero”. Questa tap­pa rappresenta l’inizio del viaggio e all’oscurità si sosti­tuirà presto la luce.

6.  L’incontro con entità spirituali. Si tratta di parenti o amici morti che cercano di guidare il nuovo arrivato, aiutan­dolo a muovere i primi passi nell’aldilà.

7.  L’incontro con l’essere di luce che si manifesta con una luce più intensa delle altre, la quale diventa sempre più forte fino ad assomigliare a un sole abbacinante. Coloro che hanno fatto ritorno alla vita l’hanno definita “luce dorata”, “immensa chiarezza bianca e dorata”, “luce chiara e cristallina”, “miele luminoso”. Questa luce è ir­reale e, malgrado la sua innegabile intensità, non offen­de la vista. Si intuisce immediatamente che l’essere di lu­ce rappresenta l’amore. Da lui proviene l’invito a pren­dere in esame la propria vita.

8.  Il morente assiste da spettatore al susseguirsi delle imma­gini che hanno costituito tutta la sua esistenza passata, rivedendola come proiettata su uno schermo panorami­co, nei minimi dettagli e a tre dimensioni. Le immagini sembrano scorrere davanti alla sua coscienza senza che un solo particolare, per quanto insignificante, venga tralasciato.

9.  Il ritorno alla vita. Il morente sente di dover fare ritorno alla vita terrena e, tuttavia, tenta in ogni modo di oppor­si al rientro nel corpo fisico. Il profondo senso di pace e di serenità raggiunto durante il viaggio nell’aldilà ren­de assai penoso il distacco dallo stato incorporeo.

10.Il morente rientra nel corpo fisico, intimamente convin­to che la sua “visione” sia un’esperienza reale. La sua esistenza subisce profondi mutamenti, in particolare si vengono a creare nuovi centri di interesse e cambiano, spesso radicalmente, le opinioni sulla morte e sul modo di affrontarla. L’idea della morte non suscita più paura, ma si identifica con la certezza di una nuova vita. Anche il destino umano è visto sotto una luce diversa e assume il significato di una missione da portare a termine.

 


Abbiamo esposto, seppur in modo schematico, dieci carat­teristiche, o meglio, dieci stupefacenti fenomeni che hanno segnato le diverse esperienze conosciute nel regno della morte. Avrete ora modo di leggere, tra tutte queste testimonianze vibranti di vita e di mistero, quelle che ci sono sembrate più significative e degne di attenzione.

Continua…..